domenica 29 marzo 2009

DONNE DA CONOSCERE - Ancora su MARIA ZAMBRANO


Una delle mie trasmissioni preferite quasi in assoluto che si tiene su Radio3 è: DAMASCO, che la fanno alle 18 tutti i giorni dopo il pomeriggio di Farhenight, che tratta la presentazione di un libro al giorno con intervista all'autore, poi altri argomenti culturali...insomma magari qualcuno con curiosità avrà anche voglia di scoprirlo.

Ma il post che ho intenzione di scrivere tratta l'argomento che viene da un libro dal titolo LA PASSIVITA' e sottotitolo - Un tema filosofico politico in Maria Zambrano.

Ma allora perchè iniziare facendo riferimento a DAMASCO?
Perchè la rubrica radiofonica che per ogni autore si protrae per una settimana inizia in questo modo:
Siamo a DAMASCO sono etc.etc. nome e cognome...poi ognuno col suo stile di comunicazione parla dei suoi scritti...e DAMASCO c'entra perchè, ognuno dice quali sono stati i libri più importanti della sua vita...i libri che li hanno formati magari da giovanissimi, e altri che sono sopraggiunti più tardi...ma che appunto hanno rappresentato per loro...una specie di conversione...appunto come S.Paolo sulla via di Damasco.
Il libro che ho citato sopra per me ha rappresentato nel momento che l'ho scoperto...una piccola via di DAMASCO...intanto ha la copertina senza nessuna illustrazione, ma solo di due toni di azzurro che già rilassano, poi il titolo LA PASSIVITA', che qualcuno solo a sentirne la parola arriccia come minimo il naso se non altri versi...e invece no...perchè è un libro almeno per me, prezioso!
Il libro è curato da AnnaRosa Buttarelli, collana Ricerca.
AnnaRosa Buttarelli (che vedete nella foto) insegna ermeneutica filosofica all'universita' di Verona e fa parte della comunità Filosofica DIOTIMA.
Da tempo studia l'opera di Maria Zambrano, a cui ha dedicato la monografia UNA FILOSOFA INNAMORATA, Maria Zambrano e i suoi insegnamenti- ed altri libri.
Da questo libro che è uno studio di ricerca intendo stralciare un pezzo che prendo da un capitolo dal titolo NEL LABIRINTO DELLA LUCE, in questo caso l'autrice è (il libro è scritto a più mani) Rosella Prezzo.
All'inizio del capitolo l'autrice cita la Zambrano:
"Nulla è più arduo da districare dei gineprai che si formano in seno alla luce.
Dal capitolo citato poi vado al paragrafo che intendo postare, dal titolo SAPER GUARDARE

"Per Maria Zambrano saper guardare è qualcosa di irrinunciabile, anche per il pensiero. Qualcosa di prezioso che si può imparare e che suo padre, infatti, le ha insegnato, come dice la dedica del suo primo libro, uscito nel 1930, ORIZZONTE DEL LIBERALISMO: "A mio padre. Perchè mi insegnò a guardare"; come ricorderà anche in DELIRIO E DESTINO. Un apprendistato dell'occhio, una pre-disposizione a vedere (nel senso di favorirne l'insorgenza) rimarrà sempre ineludibile in tutta la sua opera. Ed è proprio ciò che le permette di vedere aprirsi nella "penombra toccata d'allegria" quel sentiero filosofico personale su cui si incamminerà come verso una vocazione.
Vocazione che dobbiamo intendere nel senso dell'appello cui occorre rispondere, rispondendo a "ciò che chiede di essere tratto fuori dal silenzio", alla "verità di quel che accade nel seno nascosto del tempo" e che è "il silenzio delle vite, e che non può essere detto. Ma è proprio ciò che non si può dire che bisogna scrivere".
Wittgenstein è qui assai vicino, ma il punto in cui Maria Zambrano comincia, o meglio, ri-comincia a filosofare è quello in cui egli smette di farlo, esattamente perchè nel Mistico - "che il mondo è", l'esserci di ciò che è, il semplicemente misterioso, "il mistero della nuda esistenza nelle tenebre"-risiede, per Zambrano come per Wittgenstein, il valore più alto, "i nostri problemi vitali".
Ed è proprio qui che si colloca la scommessa filosofica della pensatrice spagnola, e non già un suo dire mistico o poetico, cui troppo spesso e frettolosamente viene ricondotta. A patto però che ci sia ciò di cui sentiva la mancanza nelle sue lezioni di filosofia: la pietà, in lei così strettamente connessa a una modalità di visione, a un diverso mezzo di visibilità. Perchè si sappia innanzitutto "distinguere tra ciò che si impone come chiaro e ciò che, nel suo oscuro palpitare, crea chiarezza.
La pietà è infatti, nell'uso filosofico che Maria Zambrano ne fa, qualcosa di più di un sentimento, "è una forma di oggettività, quella dell'amore verso ciò che ha bisogno, che può avere soltanto chi vede e indovina la chiarezza occulta nell'oscurità, l'irragionevolezza imprigionata nella ragione".
Un'oggettività diversa quindi da quella classica, "prodotto dall'eros ascensionale di Platone", che trascura e disdegna "molte parti della vita umana,troppo oscure per la chiarezza delle idee o troppo immerse nella contraddizione perchè quelle possano essere distinte".
La tentazione sarebbe quella di continuare un po'...ma capisco che la filosofia non a tutti piace, e mi fermo quindi per non rendere troppo pesante il post, che so che qualcuno di certo apprezzerà, e se poi questo servirà a generare una maggiore curiosità è possibile risalire al libro.
I libri della Zambrano, tranne due che non sono riuscita a trovare li ho letti tutti, e li continuo a rileggre ogni volta che sto affrontando qualche pensiero che mi disturba, perchè la sua profondità riesce a rimetermi in equilibrio, come una terapia...certo sono sulla sua lunghezza d'onda come capita a volte con le persone reali...anzi, qualche volta ho fantasticato il desiderio che mi sarebbe piaciuto tantissimo conoscerla di persona, come a volte ho avuto modo di conoscere autori di altri libri che leggo.
Grazie

5 commenti:

artemisia ha detto...

Forse è un po' scontato ma mi viene da fare un richiamo al concetto di attenzione di Simone Weil. E al "nulla appare invano" della De Monticelli... l'ho iniziato, e in due giorni sono arrivata a metà.
La Zambrano, l'ho messa in lista.

Anonimo ha detto...

Ma Franca non mi dire che anche tu ascolti radio tre? Sono una patita della radio, solo che il mio ascolto privilegia le tramissioni del mattino. Ascolto molto volentieri "Uomini e Profeti" condotto da Gabriella Caramore".
Del pomeriggio a volte mi capita di ascoltare Fahrenheit, ma raramente.
La Zambrano non la conosco, non ho mai letto niente di ciò che ha scritto. A volte mi dico che occorrerebbero giornate di 48 ore e non so se basterebbero per poter realizzare ciò che mi piace.
Buona serata mia cara e a presto. Pinuccia

enne ha detto...

Maria Zambrano mi dice qualcosa.
:-|

Surrealina ha detto...

Ho letto. Ora devo prepararmi e andare al lavoro (e oggi mi pesa più del solito) ma devo farlo. Torno nel pomeriggio. Buona giornata Franca. :)

lasettimaonda ha detto...

Ciao Franca, in filosofia quando ero al liceo, non riuscivo proprio a brillare...sarà stato il tono unicorde della prof. che ce la spiegava, sarà la mia propensione per la scienza...mah, non sò, però ciò che racconti mi stuzzica parecchio e penso che al prossimo giro in libreria, qualcosa della Zambrano non me lo leverà proprio nessuno!!!!Grazie!Syl-vietta