sabato 31 gennaio 2009

BASTARDO - Istruzioni per l'uso

Posted by Picasa


Sono veramente una principiante con il web, ma evidentemente ci sono delle strane coincidenze a volte nelle cose che facciamo, per riuscire ad arrivare fino a qui...cioè riuscire a postare una immagine che avrebbe dovuto essere più grande e con le scritte leggibili, ho impiegato quasi un'ora...ma forse per un bastardo così, può anche valerne la pena.
Se volete leggere quello che lo riguarda, cliccate sulla immagine e ingranditela, io ci riesco e sicuramente meglio voi, che sarete tutti più esperti di me.
Ed ora veniamo al nostro Bastardo, di cosa si tratta...si tratta di un libro che avevo comprato con l'intenzione di regalare a mia figlia...poi temendo, che me lo avrebbe scaraventato addosso, ci ho ripensato e mi sono detta, al diavolo...me lo leggo io!
Se qualche amica, felicemente sposata o comunque felicemente altro...legga e si diverta, perchè comunque questo bastardo c'è, ne ho incontrato anche qualcuno lungo la via...ma lasciamo perdere...ma diamo la parola a lui.

Nella locandina della sosvracopertina deli libro dice:
"Ma diciamoci la verità: se in guerra e in amore tutto è lecito, cosa c'è di meglio dei consigli di un reo confesso che ci insegna a contrattaccare alle tecniche dei BASTARDI suoi simili, sia dilettanti, sia professionali?
Come dice lui: "La vita è un gioco, per il vero BASTARDO, le donne che ci piacciono giocano con noi, e le regole sono semplici come gli uomini stessi..."

E già dico io, è semplicissimo, resto però convinta che le donne anche quando sanno giocare si divertono un po' meno di loro...ma se ne vale la pena...bè,...e poi a ogni medaglia il suo rovescio...avranno altri grattacapi rispetto alle donne, si tratta solo di aspettare i tempi giusti..
Stralcio una parte un po' a caso del libro (che è tutto molto divertente,io mi sono fatta un bel po' di risate...e non è male ridere un po'...)

Prendo dal capitolo dove parla del bacio:

-Baciategli delicatamente solo il labbro superiore o inferiore.

-Non limitatevi alla bocca.Baciategli le guance, il collo e la fronte.

-Non esagerate con la lingua durante i primi baci.Siate conservatrici.

-Se avete le labbra piccole, meglio un bacio più delicato.Se le avete grandi, trattenetevi dall'ingoiarci in un boccone.

-Chiudete gli occhi e dimenticate tutti questi consigli, baciatelo e basta.Lasciatevi andare, godetevela.Perdetevi nel momento.CHISSENEFREGA di come baciate!Buttatevi!

Io naturalmente, sono divertita dai consigli, ma sono proprio d'accordissimo con lui sull'ultimo...non ho mai accettato consigli su come...etc.etc. se uno è autentico tutto viene bene, però a volte sento i discorsi delle ragazze giovani, che non sono proprio così sicure..e cercano anche consigli su come sedurre etc.etc....non so a questo punto, se magari darò il libro a mia figlia che prorpio ragazzina non è ..ma potrebbe divertirsi un sacco nella descrizione che lui fa del Bastardo.
Steve Santagati è stato modello per Swiss Army, Crew Armany e Gillette e protagonista di oltre 70 spot-pubblicitari, ed è ospite fisso di molte trasmissioni TV americane.
Ha pure un cliccatissimo sito : WWW.ASKSTEVESANTAGATI.COM , e infine quasi marginale, Steve è uscito con molte donne, anzi moltissime!
Come se noi potevamo avere dei dubbi su questo!

venerdì 30 gennaio 2009

CON TANTO EROS...DA ORNELLA ED EROS

Ornella Vanoni è quasi tra le voci femminili quella che preferisco, ed anche il repertorio delle sue canzoni mi è sempre piaciuto molto, apprezzo tanto questo duettato con Eros Ramazzotti sia nell'interpretazione canora di entrambi , che nel testo non troppo melenso pur essendo un testo che ancora una volta è proposta di sentimenti.





SOLO UN VOLO

Quando penso quello che ho vissuto io
Alle cose che mi han dato,
aalle cose che mi han tolto
Posso dire già che torna il conto mio
Posso dire che perciò alla vita devo molto
Eros:
Qualche graffio sopra il cuore
me lo sono fattto anch'io
camminando nei roveti
dei tormenti miei
Ornella:
Meglio avere dei rimorsi
o dei rimpianti
è dubbio mio
ma ti dico che alla fine
tutto quanto rifarei
EROS:
Se la vita è solo un volo che passa e va,
so che l'ho vissuta almeno,
so che l'ho vissuta in pieno
Ornella:
Poi non so se in fondo
capita pure a te
Che ti manchi ancor qualcosa
anche se non sai cos'è
Ornella ed Eros:
Forse un sogno, che è rimasto là dov'è
e comunque sia
altro cielo c'è
Eros:
Quando penso penso a quello che ho vissuto io
e a dove
mi han portato,le mie scorrerie d'Amore
Ornella:
Imparando a riconoscere così,
un'insolita emozione
da un normale batticuore
Eros:
Ho raccolto fiori rotti dalla grandine però
dopo quanti temporali non saprei
Ornella:
Ma li ho ripiantati tutti
non mi sono arresa
No perchè almeno uno rallegrasse
i i giorni miei
Del testo questa parte finale e conclusiva è quella che mi piace di più, è una bella immagine quella dei fiori rotti dalla grandine e raccolti, dopo molti temporali...e lei che non si arrende e tutti li ripianta, perchè almeno uno possa rallegrare i suoi giorni, davvero bello secondo me questo finale...

giovedì 29 gennaio 2009

LA POESIA DI JACQUES PREVERT

Biografia di Prèvert
di Yves Courrière

Parole apparve nelle vetrine delle librerie il 10 maggio 1946. E fu uno shock intellettuale quale non s'era mai visto. Dapprima e soprattutto a Saint- Germain-des-Prés, dove una gioventù oppressa da quattro anni di Occupazione voleva esprimere la sua sete di libertà. Prévert, con il suo anarchismo, rispondeva alle aspirazioni di quei giovani. Era un uomo pieno di ribellione, di loro gusto, che non rispettava altro che la condizione dei più poveri, dei meno favoriti dalla sorte e soprattutto che parlava il linguaggio della strada senza mai cadere nel preziosismo lambiccato dei colleghi troppo spesso ermetici. Librai e osservatori letterari del Quartiere - così veniva ora chiamato Saint-Germain - fino allora increduli, furono i primi a sentire gli effetti di un entusiasmo che, stavolta, andava oltre la cerchia degli amici di vecchia data o recentemente acquisiti, che regnava dal Flore alla Casa degli amici del libro. Lì, più che mai, Adrienne Monnier sosteneva con tutte le sue forze declinanti un protetto che non l'aveva mai delusa. Il fior fiore dei librai d'avanguardia, come Pierre Béarn di rue Monsieur-le-Prince, o José Corti di rue de Medicis, l'avevano imitata, essendo stati i primi a notare il talento di quel poeta che fino allora aveva pubblicato soltanto in riviste rare o di lusso. Proprio da José Corti, ricordiamo, il giovane Maurice Nadeau, squattrinato, aveva copiato da Commerce quel Tentativo di descrizione di un banchetto in maschera a Parigi-Francia che apriva Parole, sebbene Prévert si fosse mostrato molto restio all'idea di cominciare il suo primo libro con un'opera così "forte". Le vendite iniziali furono più che incoraggianti. Béarn ne smerciò "alcuni metri cubi", giustificando l'osservazione di Roger Nimier, che dirà di lì a poco: "Prévert non è più di moda, è diventato popolare". In rue dell' Odéon Adrienne Monnier, che aveva ordinato cinquecento copie dell'edizione normale a trecentocinquanta franchi il volume, ne vendette dieci il primo giorno! I suoi collaboratori, Léonie Thévenet e Maurice Saillet, terranno nota dei primi acquirenti. Un giovane reporter, frequentatore abituale, Michel Cournot, acquistò la primissima copia, di lì a poco seguito dal dottor Jean Bernard, futuro professore ordinario alla facoltà di medicina, altro fedele di rue de l'Odéon, che ne prese tre! L'indomani, gli acquirenti furono due volte più numerosi. Dal momento della messa in vendita, il passaparola funzionò a meraviglia. I vecchi compagni surrealisti si precipitarono per primi, come il fotografo medico Jacques-André Boiffard o il disegnatore Maurice Henry e il pittore Félix Labisse, poi Alain Resnais, Julien Gracq, Michel Leiris, la fotografa Gisèle Freund, André Gide in persona, amico di Adrienne Monnier la quale, dopo aver venduto trecento copie di Parole, tenne il conto dei clienti senza osare chiederne il nome ma descrivendoli con formule lapidarie: "Signora arcigna", "signore distinto", "ragazza ben pasciuta", "cortese coglione", "giovane fessacchiotto"... Sylvia Beach, amica e vicina di Adrienne, con la sua famiglia batté il record assoluto degli acquisti con quattordici copie! Alla lettura delle bozze inviate da René Bertelé, il brillante saggista e critico Gaètan Picon aveva manifestato il suo entusiasmo fin dal mese di marzo, sulla rivista Confluences di René Tavernier. Non esitava a parlare di "evento letterario",mentre Maurice Nadeau, che aveva lasciato l'insegnamento per il giornalismo, noto fin dal novembre 1944 per la sua Storia del surrealismo, incensò l'autore di Parole in Combat (di cui era diventato direttore letterario), in Gavroche e nella Revue internationale , subito imitato da Pierre Dumayet in Poésie e Action , tutti giornali di sinistra e per lo più nati dalla Resistenza. Tutti condividevano il parere espresso per primo da Gaètan Picon: "L'opera di Prévert è il solo esempio valido di una poesia popolare in un momento in cui la poesia e il popolo, per quanti sforzi siano stati fatti per conciliarli, non sono mai stati più lontani [...]. Parla spontaneamente la lingua del popolo, è in comunicazione diretta con la sua verve, il suo genio latente, la sua complessità. [...]. Il popolo ha una sua mitologia che può essere scoperta soltanto all'interno della sua esistenza quotidiana. Prévert, pressoché solo, è dentro e non fuori". Sulla prestigiosa rivista Critique , pubblicazione che offriva un panorama estremamente vagliato della vita delle idee all'indomani della Seconda guerra mondiale, il suo direttore, Georges Bataille, conosciuto da Prévert negli anni Trenta, sposato con l'attrice Sylvia Bataille che in quello stesso momento recitava in Mentre Parigi dorme , gli dedicò un lungo studio intitolato Dall'età della pietra a Jacques Prévert . "Prévert" diceva ammirato "si teneva fuori dal gioco letterario... parlando senza fracasso intellettuale, affascinando chi l'ascoltava, di solito attorniato da compagni molto alla buona, spesso proletari...", parere appena avvalorato su L'écran français dal "tuttologo" trotzkista Jean Rougeul (ex Croquefruit , da lui fondato a Marsiglia con Sylvain Itkine) diventato brillante critico su alcuni giornali sbocciati durante la Liberazione: "Il tono del linguaggio è così popolare che mai poeta, penso, si è inteso così direttamente con gli operai o con i bambini". Mentre Le Figaro, sotto la penna di Jean-Jacques Gautier, aveva demolito Aubervilliers, Prévert trovò nel Figaro littéraire un difensore di prima grandezza nella persona di André Rousseaux, il cui inserto settimanale era atteso da tutto il mondo librario: "La pubblicazione di una raccolta di poesie di Jacques Prévert mi sembra l'evento più importante nella vita della nostra poesia dalla fine della guerra". Ci furono, naturalmente, i detrattori, e non tra i meno importanti. Di lì a poco si paragonò Prévert a "un Géraldy il cui abatjour sia diventato un lampione"; Albert Camus, nuovo maître à penser, gli darà addirittura del "guignol del marciapiede che si prende per Goya". Il pubblico non fu dello stesso parere. "Cinquemila copie furono vendute nella settimana successiva al giorno della pubblicazione" ricorderà René Bertelé, ancora sbalordito dal successo inaspettato. "Se i librai (tolti quelli di avanguardia) avevano profetato: Interessa soltanto qualche giovane di Saint- Germain-des-Prés, Parole ha raggiunto un pubblico letterario oltre che un pubblico colto, ed è stato accolto come un'immensa boccata di ossigeno, una cura disintossicante per tutto il clima letterario di dopo la Liberazione. Finalmente un libro dove non si faceva la morale! La gente ne aveva fin sopra i capelli della poesia patriottica e dei buoni sentimenti". In pochi mesi di quel 1946, Jacques Prévert, fino allora noto entro una piccola cerchia di fedelissimi gravitanti tra il Café de Flore, il Lipp, il Deux Magots e le librerie più intellettuali del Quartiere, apprezzato soltanto dal mondo del cinema, diventò il poeta più famoso di Saint-Germain-des-Prés, il più ammirato, "una vera star".
Ed ecco una delle sue poesia che amo di più, il più bel regalo che ho ricevuto nella mia vita, anche perché fattomi dalla persona che per me contava in assoluto in quel momento, fu proprio un libro di poesie di Prèvert.

Questo Amore così violento
così fragile
così tenero
Così disperato
Questo amore
bello come il giorno
e cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo Amore così vero
Questo Amore così bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
e così sicuro di sè
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo Amore che impauriva glia ltri
Che faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo Amore spiato
Perchè noi lo spiavamo
Perseguitato, ferito, calpestato, ucciso,negato dimenticatto
Perchè noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato
ucciso, negato,dimenticato
Questo Amore tutto intero
Ancora così vivo
e tutto soleggiato
e tuo e mio
E' stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l'estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarci, soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci, sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro Amore è là
Testardo come un asino
vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l'ascolto
E grido
Grido per Te
Grido per Me
Ti supplico
Per Te per Me per Tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì, io gli grido
Per Te per Me per Tutti gli altri
Che non conosco
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che Te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della menoria
Alzati subito
Tendici la mano
e Salvaci

Non so a chi la leggerà che effetto potrà fare, io però la considero una di quelle che mi piace da morire...non c'è niente che non venga espresso, rivolto a un Tu individuale, ma che può benissimo essere capovolto come una espressione d'amore, non per forza tra due innamorati...ma un inno all'Amore stesso.

DALL' ARCHIVIO DEI MIEI RICORDI

Chi appartiene alla mia generazione (1950) non può non avere nel proprio immaginario dimenticato, i tre che si vedono qui a lato.
Sfido chiunque, se maschio (in un certo modo) e se femmina in un altro, ad ammettere di aver sognato amori folli, per il protagonista di questa famosa serie televisiva degli anni cinquanta.
Il televisore, non era ancora entrato nelle case, la TV, si andava a vederla nella saletta dei bar che l'avevano, io ricordo ancora quei pomeriggi in cui il branco si radunava nella saletta..con casini inimmaginabili per prendere posto, e si aspettava la famosa TV dei ragazzi... sudati e trafelati,urlanti ed eccitati... e il massimo dell'eccitazione arrivava appunto con Rinty... c'era una ragazzino del gruppo che assomigliava a Rasty... io guardavo con occhi nascosti, il mio amore segreto... con la paura che guardandolo troppo se ne potesse accorgere... e poi... cosa potevo fare?
Chi non ha sognato con questo telefilm? Altro immaginario, rispetto a quello di mia figlia, e dei bimbi di ora... a ogni epoca il suo... ma io credo, che questo telefilm, sarebbe apprezzato anche oggi dai ragazzi.
Io ero innamorata sia del piccolo Rusty, che del protagonista adulto, oltre naturalmente dello straordinario Rinty... il pastore tedesco... prendetene un pezzo con questo video che vi posto!


per chi volesse saperne di più http://www.ciociari.com/Eco47/RinTinTin.htm

mercoledì 28 gennaio 2009

HO SCRITTO


RICOMINCIARE
Anche il mio tormento
in questo momento tace
è silenzio
ascolto solo l'anima
che ormai s'invola
in un un viaggio senza ritorno
eterna nostalgia di ciò che un giorno fù
e mai più sarà
Il passo lento del tempo
che attraversa la vita
lo sguardo pensoso e malinconico
l'attesa, la pazienza, lo scoraggiamento
e poi ancora,
un battito di cuore accelerato
un sorriso che di nuovo
ti riapre il cuore
e lenisce l'antica ferita
mai richiusa nel tempo.
Ancora respira forte dentro me
questo anelito infinito d'amore
mai abbastanza puro,mai abbastanza
e sempre pronta a ricominciare l'opera
nella speranza
che meglio possa un giorno
risultare questa nuova creatura.

IL PICCOLO FUOCO DEL DESIDERIO


Le parole di questo post, sono prese dal libro LE DONNE AMANO LA TERRA E IL CIELO.

-Percorrere il sentiero che porta alla piccola felicità diventa una sorta di allenamento a desiderare.A volte il desiderio irrompe nella trama della quotidianità come un fuoco d'artificio, o un'esplosione improvvisa che regala gioia, ma quando svanisce lascia un doloroso senso di vuoto;altre volte ci pone di fronte ad un bivio. Occorre scegliere: scalare quella parte rocciosa, che ci promette nuovi traguardi ma ci espone insieme al rischio del precipizio, o proseguire sulla vecchia via? Buttarsi in un nuovo amore, in un nuovo lavoro, o rimanere ancorati alle proprie certezze? La mancanza di desiderio può invece raccontare, proprio con la sua assenza, la paura di essere minacciati dalla delusione del dolore. Prometeo rubò il fuoco per donarlo agli uomini. Per questo fu costretto a subire un eterno martirio, il fuoco rubato agli Dei e sottratto a un arbitrio che lo rendeva prodigioso ma incontrollabile, fu conservato dagli uomini e consegnato alle cure delle donne e dei sacerdoti. L'immagine del piccolo fuoco rappresenta il sogno di possedere qualcosa che resta sempre acceso dentro di noi, come una riserva interiore di cui ci si prende cura;possiamo rubare la fiamma dopo aver scoperto la magia dell'esplosione o addomesticarne la dirompente energia,fino a renderla calda e quotidiana. La presenza del piccolo fuoco ci esime dall'obbligo di essere a tutti i costi straordinari o eroici. Il piacere può appartenere al quotidiano, trovare il suo terreno di crescita nelle cose che conosciamo e che ci danno riparo, può essere illuninato da un'attesa non troppo carica di aspettativa,che rende più completo l'appagamento.Può infine attraverso la creazione di "zone franche" di calma e sicurezza, spronarci a riprendere il cammino verso territoti più lontani.

Questo che aggiungo è mio: lasciamo che ognuno si prenda cura del proprio fuoco, curandolo al punto che non ne venga spento, che fino a quando anche solo una fiammella brucia è sempre possibile aggiungere legna per ravvivarne la fiamma.

martedì 27 gennaio 2009

ANCHE QUESTA E' MEMORIA

Anche se avevo già accennato l'altro ieri che avrei voluto fare un post sulla gionata della menoria, dirottando poi verso altro....quesra mattina, il pensiero mi si è ripresentato...ma il mio pensiero è velocissimo, e si sposta in maniera supersonica...ed è così che mi si è accostato subito un'altro pensiero, mi è tornato alla mente che tra poco ci sarà il Festival di Sanremo, che io non seguo da una vita...però ho ricordato subito un lontanissim Festival di Sanremo e una vicenda tragica, mche vi è collegata...il suicidio di Tenco, e così mi dico...bene...allora farò un post con quella canzone....incredibile...quando voglio fare un post in genere volendolo accompagnare oltre che dal video, anche da qualche altra notizia che riguarda la canzone o l'interprete, in quersto caso volevo citare qualcosa sulla canzone e l'anno di quel Festival...e scopro che il giorno che Tenco se ne è andato era proprio il 27 di gennaio del 1967...quindi il post è dedicato a questa menoria.
Ecco un piccolo accenno:

Nel 1967 si presentò (qualcuno sostenne a suo malincuore) al Festival di Sanremo con la canzone Ciao amore ciao, cantata, come si usava a quel tempo, da due artisti separatamente (in questo caso si trattava dello stesso Tenco e di Dalida).
Secondo alcune testimonianze pare che inizialmente Tenco non apprezzasse Ciao amore ciao, ma Dalida riuscì a convincere il cantautore a portare quella canzone al Festival.
Questo particolare lascia un velo di ironia della sorte tra il cinico e il macabro per tutto quanto avvenne dopo. Il brano di Tenco non venne apprezzato dal pubblico e non fu ammesso alla serata finale del Festival, classificandosi al dodicesimo posto nel voto popolare. Fallito anche il ripescaggio, dove fu favorita la canzone La rivoluzione di Gianni Pettenati, pare che Tenco fu preso dallo sconforto.
La sua morte, attribuita generalmente a suicidio mentre si trovava a Sanremo per partecipare al Festival della canzone italiana, è avvolta da un velo di mistero.

e infine la canzone, che invece a me era piaciuta già allora e piace ancora



Di questa canzone, mi piace molto il messaggio che contiene, e il desiderio di libertà, perchè ad essere sincera nè la musica nè Tenco come interprete qui danno il meglio...insomma io me la sono vissuta già allora in una certa maniera...e ritengo che il testo sia sempre attuale.

domenica 25 gennaio 2009

Film e storie da non dimenticare SOLDATO BLU (anno1970)

Mi stavo preparando a fare una ricerca per un post, che avrei voluto dedicare al giorno della memoria che sarà dopodomani, vale a dire il 27 gennaio.
Però essendo quasi sempre una voce fuori dal coro, ho cambiato rotta, e mi è venuto in mente che da tempo volevo fare un post al film SOLDATO BLU, che ho visto nel periodo in cui usciva vale a dire nel 1970.
Perchè questo cambio di rotta, uno si può chiedere? Semplice, perchè certi fatti storici non vengono ignorati quasi da nessuno, e le correnti politiche ne fanno un uso strumentale a seconda dei casi, quindi dopodomani ci saranno in tutta Italia, iniziative di vario genere, che sicuramente non condanno, ma che non riesco ad apprezzare fino in fondo.
Mentre l'aver scelto un video che riprende uno spezzone del film SOLDATO BLU, mi serve a fissare qui almeno sul mio blog, una memoria che almeno io non vorrei perdere, e che qualcuno quando si riempie di boria parlando della democrazia compiuta degli STATI UNITI, forse dovrebbe conoscere e se conosce non dimenticare.





video postato da FABERDEANDRECOM il 4 maggio 2008

Per chi ha voglia di leggere, un po' di storia del film.

Soldato blu è un film del 1970, diretto da Ralph Nelson e ispirato agli eventi del massacro di Sand Creek. Si tratta di uno dei pochi film western a schierarsi dalla parte degli Indiani d'America.
Un convoglio che trasporta oro diretto a Fort Reunion, viene attaccato da un gruppo di Cheyenne e muoiono tutti eccetto un giovane soldato di nome Honus Gent e l'unica ragazza del gruppo, Kathy, che si rifugiano più in alto. Finito l'attacco, scendono a vedere la situazione, scoprono che l'oro è stato rubato e Honus prega per i morti; Kathy lo prende in giro per questo (iniziandolo a chiamare "Soldato blu") e difende i Cheyenne, anche perché era stata la moglie del loro capo, Lupo Pezzato. Mentre si dirigono verso il forte, dove il fidanzato di Kathy la sta aspettando, Honus perde un calzino, torna indietro per un breve tratto e si trova faccia a faccia con gli Indiani; il loro capo lo sfida e dopo una zuffa Honus riesce a vincere, ma non ad uccidere il suo avversario, il quale viene accoltellato dai suoi compagni. Kathy, tutta felice, per la prima volta lo chiama per nome. Poco tempo dopo, trovano un fuoco acceso e un uomo, Isaac Cumber, si avvicina a loro e si spaccia come un venditore ambulante. Honus sospetta da subito che Isaac venda fucili agli indiani ed infatti trova i fucili sul carro, ma Isaac se ne accorge e fa prigionieri sia lui che Kathy. Mentre Isaac li lascia da soli per concludere affari, Honus riesce a slegare con la bocca Kathy: a questo punto danno fuoco al carro e Isaac, vedendo il fumo e sentendo i fucili esplodere, ritorna indietro e ferisce Honus a una gamba. Nonostante ciò i due riescono a fuggire e, a causa dello svenimento del "soldato blu", Kathy scende da cavallo, che scappa via. Rimasti a piedi, Kathy riesce a portare Honus in una grotta e a coprire le tracce con degli arbusti. Dentro questa grotta Kathy si prende cura di lui, il quale ricambia baciandola per la prima volta. La mattina dopo, però, Kathy se ne va da sola e viene trovata dall'esercito, dove incontra il fidanzato. Lì riesce a rubare un cavallo e ad andare all'accampamento Cheyenne. I soldati intanto ritrovano Honus. Kathy riferisce agli indiani che l'esercito vuole attaccarli: Lupo Pezzato decide allora di uscire con la bandiera americana e la bandiera bianca, per salvare l'accampamento in cui vi erano molte donne e bambini. Ma il Colonnello Iverson non ne vuole sapere e dichiara di far fuoco. Iniziano vari minuti di scene molto violente, anche a carico di donne e bambini. Il Colonnello viene ferito e dà l'ordine di distruggere il villaggio. Alla fine Honus ritrova Kathy, che gli dice: "Non preghi adesso, Soldato blu?" e lui non ce la fa a resistere dal vomitare. Le scene finali mostrano il Colonnello Iverson che ringrazia i soldati che hanno distrutto l'accampamento, Honus portato via in catene e Kathy che piange. Una voce fuori campo descrive il vero avvenimento storico che ha ispirato il film.

sabato 24 gennaio 2009

SCRIVEVO.....in un lontano 1990


Sono piuttosto restia a scrivere qui sul blog, cose troppo personali o cose che ho scritto in un particolare momento della mia vita, non ho mai analizzato bene questa cosa, ma credo che sia una mia forma di riservatezza e anche di quasi gelosia dei miei sentimenti, che non voglio dare in pasto a chiunque, ma so che il blog in queto momentoi è letto da persone che non possono in nessun modo arrecare qualche danno ai miei sentimenti, e allora voglio trascrivere qui una mia riflessione che risale a molti anni fa, ma che fa parte costante della mia visione del mondo.



Un grande Mondo, chiuso in un piccolo Cuore


Troppo piccolo, per l'Amore di cui il Mondo ha bisogno


Ma come il Mare è fatto di tante piccole gocce


Anche il mio piccolo Cuore


Fa parte di questo Grande Amore.

venerdì 23 gennaio 2009

E' TEMPO DI CALICANTO un po' di storia


Proprio perchè l'inverno è una stagione che non è adatta allo sbocciare dei fiori, il CALICANTO è un fiore poco conosciuto ed è un vero peccato, perchè è un fiore bellissimo e profumatissimo.
La sua caratteristica è che ha dei fiori che sembrano di cera, ma vediamo un po' la storia e il significato di questo fiore.
Come per la presentazione di una persona cominciamo dal suo nome: CALICANTO è la traduzione in italiano dal greco CHIMONANTHUS,che vuol dire "Fiore d'Inverno", perchè questa è la sua caratteristica, perlomeno della specie più conosciuta delle appartenenti alla famiglia delle Calycanthaceae.
La sua fioritura avviene alla fine dell'inverno, e questa specie invernale (Chimonantus Praecox) è originaria della CINA.
Fu Lord Coventry, il primo in Europa a possedere una pianta di Calicanto, scrive di questa pianta:
"La sua bellezza in Inverno, (siamo nel 1799) supera ogni descrizione,vestito di fiori dorati dalla cima sino ai rami più bassi, il suo profumo si sente a quaranta metri di distanza."
La leggenda narra anche che un pettirosso, intirizzito dal freddo, cercasse riparo tra i rami delgi alberi.Molte piante gelide e indifferenti, lo ignorarono.
Solo il Calicanto offrì un rifugio all'uccellino, fra i suoi rametti, e fu miracolosamente ricompensato per la sua generosità con una pioggia di stelle profumate.

Altre caratteristiche della pianta

A LIVELLO EMOTIVO AIUTA ad essere più fluidi, ad accettare le sfide della vita. Porta luce nei momenti bui dell’esistenza quando ci si sente soli e abbandonati da tutti. Protegge dalle energie negative ed è afrodisiaco



Per concludere, sappiamo che da sempre i fiori sono stati ispirazione di poesia soprattutto, ma anche di prosa e altre opere, quella che trascrivo qui è una poesia di HERMANN HESSE

Il profumo del giardino,
è troppo intenso, per seguire il vento,
sale su nuvole dolcissime
sonnolento e soave allo stordito
come un tenero sogno nella testa.


L'Immagine del post, l'ho presa da GOOGLE, ma conto a giorni di procurarmene una fatta da me, conosco un posto quasi abbandonato dove sboccia questo fiore.

giovedì 22 gennaio 2009

TRIBUTO AGLI ARTISTI AFROAMERICANI e dedicato a mia figlia



Scelgo questo artista per fare il mio post, sicuramente perchè questa canzone merita di venire ascoltata, ed anche perchè il recente insediamento del presidente degli Stati Uniti Obama, non può che richiamare in molti il ricco e vasto capitale artistico costituito dagli interpreti afroamericani, che sceglierne uno per un post è solo limititavo.
I JUST CALLED TOSAY I LOVE YOU, è una canzone d'amore in italiano (Ti ho chiamato per dirti che ti amo) testo e interpretazione del celebre Wonder, che ha fatto guadagnare un Oscar al film LA SIGNORA IN ROSSO.

"I Just Called to Say I Love You" è un brano musicale scritto prodotto e cantato da Stevie Wonder come parte della colonna sonora del film del 1984 La signora in rosso. Il brano è una ballata romantica abbastanza ritmata, in cui l'autore descrive come qualunque giornata ordinaria può diventare magica, se si confessano i propri sentimenti alla persona amata.
Certo che è così, ma intanto per per dichiararli i sentimenti ci devono prima essere, ma a volte quando ci sono non si ha il coraggio di esprimerli, e questo è un vero peccato.

a voi anche la traduzione in italiano della canzone

Artista: Stevie Wonder
Titolo: I Just Called To Say I Love You
Titolo Tradotto: Ti Ho Chiamato Per Dirti Che Ti Amo

Nessun ultimo dell'anno da festeggiare
niente cuori canditi ricoperti di cioccolato da regalare
niente primo giorno di primavera
nessuna canzone da cantare
infatti è proprio un giorno qualsiasi.

Niente pioggia di aprile
niente fiori che sbocciano
nessun matrimonio di sabato nel mese di giugno
ma che cos'è
è qualcosa di vero fatto
con queste tre parole che ti devo dire.
Ti ho chiamato solo per dirti che ti amo
ti ho chiamato per dirti quanto tengo a te
ti ho chiamato solo per dirti che ti amo
e lo dico dal profondo del cuore.

Niente alta estate, nessun caldo luglio
nessuna luna del raccolto per illuminare una tenera notte d'agosto
niente brezza d'autunno, niente foglie che cadono
non è neanche il momento per gli uccelli di volare nel cielo del sud.

Niente sole nella Bilancia, niente Halloween
niente ringraziamenti per tutti gli auguri di natale che hai fatto
ma che cos'è, così vecchio eppure così nuovo
riempire il tuo cuore come mai tre parole potrebbero fare.
Ti ho chiamato solo per dirti che ti amo
ti ho chiamato per dirti quanto tengo a te
ti ho chiamato solo per dirti che ti amo
e lo dico dal profondo del cuore.

E adesso ascoltiamolo, spero che piaccia anche a chi passerà di qui

lunedì 19 gennaio 2009

DEDICATO AD UN'AMICA....

Cats è un musical composto da Andrew Lloyd Webber su testi di Thomas Stearns Eliot (con aggiunte di Trevor Nunn e Richard Stiloge). È uno dei più famosi musical nel mondo ed uno tra i più grandi successi di tutti i tempi per longevità, spettatori e incassi totali.
Il musical si basa sul libro di Thomas Stearns Eliot Old Possum's Book of Practical Cats, raccolta di poesie aventi gatti come protagonisti. Le poesie erano in realta' inizialmente lettere che il poeta scriveva ai suoi nipotini e che vennero poi succesivamente pubblicate. Lloyd Webber ha musicato tutte le poesie della raccolta per costruire la storia del musical, oltre a materiale inedito fornitogli dalla vedova di Eliot. Memory, la canzone più famosa del musical, è stata scritta da Trevor Nunn ispiratosi alla poesia di Eliot Rapsodia su una notte di vento.

Ecco la straordinaria Barbara Streisand che interpreta il brano MEMORY

domenica 18 gennaio 2009

CANZONI CHE FANNO STORIA

La canzone UNCHAINED MELODY, è stata scritta nel 1955 da Hy Zaret, in seguito arrangiata da Alez North e usata dallo stesso come tema portante di un film di ambientazione carceraria dal titolo SENZA CATENE, e cantata dal baritono Todd Duncan.
La versione più popolare del brano è però senz'altro quella prodotta nel 1965 per i The Righteous Brothers, che raggiunge subito le vette delle classifiche statunitensi, e ci ritornerà anche dopo 25 anni, quando viene di nuovo inserita come colonna portante di un film, GHOST.
Il brano è una delle canzoni più registrate nel ventesimo secolo e cantata in oltre 500 diverse versioni.
Quella che ho scelto per il post, dopo averle ascoltate quasi tutte è la versione degli U2, ma sono rimasta nell'indecisione per un po..', ci sono altre versioni che mi piacciono pure molto.

sabato 17 gennaio 2009

SONO IN VENA DI REVIVAL......


Ci sono giorni che ho bisogno di vivere solo in maniera razionale, forse non sarei in grado di ascoltarmi, e altri che invece vorrei ignorare ogni cosa del quotidiano per ascolatare le mie emozioni, oggi è probabile che sia un giorno di questi e così mi salgono alla mente le canzoni che più amo, anche questa è una vecchia canzone, testo e musica di Salvatore Adamo, che in Italia è stato un po' dimenticato ma che sicuramente continua a riscuotere successo in altre nazioni.

Le canzoni di Adamo sono state riproposte nel tempo da vari artisti, e sono state anche inserite in alcuni film, come Perduto Amor, reincisa da Battiato che ne ha fatto anche il titolo del suo primo film, e la canzone Lei che vi posto nel video, è stata inserita da Nanni Moretti, in Hecce Bombo, e nel 2006 di nuovo nel film Il Caimano, quindi questo Salvatore Adamo che da molti è considerato un cantante da poco si rivela essere invece ispiratore di altri artisti, resta comunque il fatto che io lo apprezzo e lo ricordo con piacere.



E niente male, direi proprio, questa versione in francese di LA NOTTE, che è anche un magnifico ballabile TANGO.

UNA CANZONE ....bella è sempre attuale


Non ho un genere di musica preferita, mi piacciono molti generi l'importante è che quello che ascolto mi faccia risuonare dentro emozioni, e la canzone di Tenco che scelgo per questo post, di emozioni me ne nuove anche troppe, sono tante le canzoni d'amore che mi piacciono, alcune però mi ritornano alla mente periodicamente e fanno parte della mia memoria vissuta.

Questa secondo me è una canzone che può essere un vissuto di molti, ed è davvero per me una bellissima canzone, l'hanno cantata in tanti, da Mina a Baglioni ed ultimo anche i Negroamaro, io scelgo la versione di Tenco perchè il testo è suo e anche perchè io l'ho ascoltata per la prima volta da lui, che ricordo oltretutto con grande tenerezza.
Il suo sguardo intenso, lo si legge molto meglio dopo l'evento tragico della sua vita, ma sicuramente anche se il destino lo avesse portato in un'altra direzione, non si può non leggere nei suoi occhi l'inquetudine che lo abitava.



venerdì 16 gennaio 2009

PREMDIMI L'ANIMA Un film tratto da una vicenda vera

Il film prende spunto dalla vicenda accaduta allo psichiatra svizzero Carl Gustav Jung, e alla sua paziente Sabina Spielrein, internata all'ospedale Burgholzli di Zurigo per un anno e una volta volta dimessa seguita privatamente da JUNG.



Jung, si è sottratto di confrontarsi fino in fondo con questa donna che ha rappresentato per lui l'incontro con l'Anima, ma uno stralcio di lettera basta per evidenziarne quanto nella sua vita è stato toccato da questo incontro, che è poi proseguito nella sua vita sotto forma di ricerca, e che ha prodotto cambiamenti importanti(il primo sicuramente quello di essere uscita dalla schizofrenia) anche nel destino di Sabina.

Il 4 dicembre del 1908, Jung scrive alla Spierlein:
“Il mio animo è lacerato sin nel profondo (…) saprà perdonarmi di essere così come sono? Sebbene in questo modo io La offenda e dimentichi i doveri di medico nei Suoi confronti? Lei saprà capire e accettare che sono una delle persone più deboli e più incostanti? (…)”
Queste parole rivelano che Jung è ormai arreso: i sentimenti verso la Spierlein sono più forti della deontologia. E’ una fase esaltante, nonostante i dubbi, le lacerazioni e le limitazioni. Non va trascurato, infatti, che Jung è un uomo sposato e che nel 1908 arriva il suo terzo figlio.
Ma qual è la molla segreta che spinge quest’uomo verso Sabina? Cosa cerca? Cosa ha trovato?
Le sue parole sono eloquenti:
“Io cerco la persona che sia capace d’amare l’altro senza per questo punirlo, senza renderlo prigioniero o dissanguarlo; cerco questa persona del futuro che sappia realizzare un amore indipendente da vantaggi o svantaggi sociali, affinché l’amore sia sempre fine a se stesso e non solo il mezzo in vista di uno scopo”.
Sembra un manifesto d’amore, ma esso è diretto ad una persona precisa, che l’accoglie e che ne fa il proprio credo.
D’altra parte, sulla sincerità di queste parole non vi sono dubbi: Jung vi giunge dopo un’accurata auto-analisi. Anzi, proprio l’incontro con la Spierlein segna l’inizio di un percorso che lo indurrà ad approfondire alcuni nodi complessuali: la sua natura poligama, lo scontro con la figura paterna, la difficoltà a rapportarsi con l’immagine animica femminile.
Tra il 1913 ed il 1918 Jung maturerà la teorizzazione dell’immagine animica femminile. Non sembra azzardato affermare che vi giunge dopo l’esperienza di confronto con le donne che maggiormente hanno segnato la sua vita: Sabina Spierlein e Tony Wolf.

mercoledì 14 gennaio 2009

GLI AMORI DI LOU


Non sono certamente casuali gli incontri delle persone, in genere si incontrano lcoloro che servono alla nostra evoluzione, questo almeno quando le relazioni delle persone avvengono all'interno di uno scambio che non sia quello utilititaristico e funzionale, ma uno scambio vivo e stimolante che ci dia la possibilità di nutrire la nostra anima.

Uno di questi scambi può essere considerato quello fra il poeta Rainer Maria Rilke e Andreas Lou Salome.
In questo articolo, del Corriere della Sera, che risale al 2003, una piccola testimonianza, di come possa essere stato vissuto questo amore.
Lou Andreas Salomé scrive il brano che anticipiamo nel 1934, tre anni prima di morire a 76 anni. Sono pagine rivolte a René Maria Rilke, il poeta nato a Praga da famiglia austriaca nel 1875, rinominato Rainer proprio da Lou durante il rapporto passionale e spirituale che li unisce fra il 1897 e il 1901; un sentimento che prosegue a lungo nei carteggi e oltre la morte di lui (1926), dato che lo scritto inizia così: «Aprile, il nostro mese, Rainer - quello che precedette il nostro incontro. Non è un caso che io debba pensarti così tanto... ». Il testo, di cui pubblichiamo due brani, appare ora in 2.000 copie numerate dalle Edizioni Via del Vento di Pistoia, specializzate in «testi inediti e rari del Novecento». Parte dello scritto è apparso in Italia 25 anni fa in un' antologia edita da Guaraldi; questa versione, curata da Susanna Mati, è invece completa ed è stata ritradotta dal volume postumo Eintragungen. Letze Jahre (ed. Insel Verlag, Francoforte). Nata a Pietroburgo, Lou Salomé abbandona la fede poco dopo l' incontro con il pastore olandese Gillot, che tanta parte ebbe nella sua educazione spirituale e sentimentale. E' la «perdita di Dio» a sospingerla verso l' incessante ricerca di una nuova fede, capace di coniugarsi alla «conoscenza»: ricerca indicata da Lou come l' archetipo dell' esistenza umana e culminata nel 1911, quando incontra Freud del quale sarà discepola e confidente. Prima ancora, nel 1882, dà vita al sodalizio intellettuale con Nietzsche e Paul Rée. Dopo aver fatto innamorare i due filosofi, oppone loro un rifiuto e sposa l' orientalista Carl F. Andreas, matrimonio non consumato e sofferto. Lou, scrittrice e poetessa, è una protagonista dalla società letteraria viennese, dove conosce Schnitzler, Hofmannsthal, Wedekind. Ma l' amore della sua vita è Rilke. Di lei si è detto che fu una «sanguisuga» del pensiero altrui. In realtà è una «donna filosofica», combinazione di una mente fredda e insofferente di ogni disciplina che non sia intellettuale, e insieme di temperamento caldo, accogliente, gioioso: l' approdo cercato da Rilke, in preda ad angosce spirituali e esistenziali, mentre lei diventa la terapeuta della sua anima, che scandaglia e conosce meglio di chiunque. Questi brani lo testimoniano: nell' incapacità di Rainer di oltrepassare un' acacia nel bosco, Lou vede un blocco, la «volontà di creazione sviata dall' angoscia»; e dopo aver accennato all' avvento del nazismo e al dramma dell' Austria (il 1934 è l' anno dell' omicidio di Dolfuss), afferma che solo la scelta della Francia come nuova patria e lingua poetica lo aveva condotto a «nuovi inizi produttivi». A dodici anni dalla morte di lui, insomma, Lou è ancora «calma e comprensiva come una notte che tutto copre», così come Rilke l' aveva chiamata. Spengimi gli occhi: ti vedrò lo stesso. Riempimi gli orecchi: posso sentirti. E senza piedi ti cammino ancora a fianco. E senza bocca posso ancora scongiurarti In tutta bellezza mi venisti incontro vento di primavera, pioggia estiva notte di giugno dai mille sentieri sui quali nessun eletto passò prima di me

lunedì 12 gennaio 2009

RAIMON PANIKKAR - Filosofia ma non solo - Non è possibile ignorare uomini così



Quest'uomo ha 91 anni, lo sottolineo perchè quando penso alla mia vita, mi auguro che non sia troppo lunga se devo ridurmi a certe condizioni, poi però ti capita di vedere persone così, e allora ti auguri che magari Dio voglia essere con te generoso.
L'ho visto quando è stato a Milano, e devo dire che la sua presenza si fa sentire, emana calore, a differenza di tanti intellettuali che raggelano le sale quando parlano.
Qualche notizia e poi vi posto un video che risale al 2007, dove è possibile verifivcare tutta la sua vitalità e il suo sorriso che ancora riesce a strappare la simpatia a molti.

Raimon Panikkar (Barcellona, 3 novembre 1918) è un filosofo e teologo spagnolo oltre ad essere un sacerdote cattolico, autore di più di quaranta libri e di diverse centinaia di articoli.
Laureato in filosofia (Madrid, 1946), chimica (Madrid, 1958) e teologia (Roma, Pontificia Università Lateranense, 1961), ha insegnato, dal 1967, religione comparata ad Harvard e storia delle religioni e filosofia della religione all’università di Santa Barbara, in California. Nel 2005 ha ricevuto, dalla Facoltà di Sociologia de l'Università degli Studi di Urbino "Carlo Bo", la laurea ad honorem in Antropologia ed epistemologia delle religioni. Attualmente vive a Tavertet, in Catalogna, quando la sua attività di studioso non lo porta in tutto il mondo in occasione di convegni e conferenze.
Può bastare, ma non si tratta di avere a disposizione un curriculum da plurilaureato, per questo ce ne sono altri, ma di cosa uno se ne fa del suo sapere.

Il video si riferisce al 2007

domenica 11 gennaio 2009

GLI INDIMENTICABILI


Proseguo questo archivio fatto di parole e suoni e immagini.

Per riuscire a riprendere questo video, che avevo scoperto qualche mese fa, ho impiegato un bel po', la mia memoria è oramai una bambina capricciosa, e quindi appena riesco a riacciuffare qualche nome eccomi qua...domani potrei già aver dimenticato di nuovo.

Quello che mi interessa di più in questo ricordo è la canzone portante del famso film IL MAGO DI OZ, cantata da una splendida Judi Garland, immagini che riescono ancora a far sognare,anche se collocate in un tempo oramai da noi lontano, ma che certamente nulla hanno da invidiare a quelle che appaiono nei fantasy più attuali.
La traduzione della canzone in italiano della canzone OVER THE RAINBOW
DA QUALCHE PARTE SOPRA L'ARCOBALENO
Da qualche parte sopra l'arcobaleno
Proprio lassu, ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai fatto
i sogni diventano davvero realtà
Un giorno esprimerò un desiderio
su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole
saranno lontane dietro di me
dove i problemi si fondono come gocce di limone
lassù in alto, sulle orme dei camini
è proprio lì che mi troverai
da qualche parte sopra l'arcobaleno
volano uccelli bli e i sogni che hai osato fare
oh perchè, perchè non posso io?
Il testo è lunghissimo, ma mi basta ricordarlo solo in po',mi è stato possibile facendo la ricerca per il post, scoprire che il film, uscito nel 1939 viene spesso accostato a Via Col Vento, uscito nello stesso periodo . Che in un primo momento il regista era George Cukor, presto allontanato dal set, e sostituito da Victor Fleming, che avrebbe appunto diretto anche Via col Vento.


DONNE CHE CORRONO COI LUPI


Amo molto leggere, e amo i libri che ho letto, poi però ci sono quelli che amo particolarmente, che non abbandono mai, e che ogni tanto rileggo.

Il libro della quale voglio accennare qui è DONNE CHE CORRONO COI LUPI, di Clarissa Pinkola Estès.
Clarissa Pinkola Estès, è una analista Junghiana, che ha conseguito il dottorato in etnologia, ed esercita anche una professione particolare:é una cantastorie.
In questo libro ritiene,che in ogni donna c'è un essere naturale e "selvaggio" dotato di una forza potentissima, data dagli istinti, che genera creatività passionale e un sapere ancestrale.
Lei però mette in guardia anche dal pericolo che questo "archetipo" corre, è una specie gravemente minacciata, sta a noi proteggerlo, come si fa nella natura con le piante e gli animali, che minacciano l'estinzione.
La "Donna selvaggia" è paragonabile alla lupa, ferina e al contempo materna.
E poi dice ancora all'inizio del suo libro: i lupi sani e le donne sane, hanno in comune talune carattristiche psichiche : sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione.
Posseggono grande forza e resistenza, sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli,del compagno e del gruppo.
Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi.
Da un altro suo libro IL GIARDINIERE DELL'ANIMA




RIFIUTATI DI CADERE...

Rifiutati di cadere.
Se non puoi rifiutarti di cadere,
rifiutati di restare a terra.
Se non puoi rifiutarti di restare a terra,
leva il tuo cuore verso il cielo,
e come un accattone affamato,
chiedi che venga riempito,
e sarà riempito.
Puoi essere spinto giù.
Ti può essere impedito di risollevarti.
Ma nessuno può impedirti
di levare il tuo cuore
verso il cielo -
soltanto tu.
È nel pieno della sofferenza
che tanto si fa chiaro.
Colui che dice che nulla di buono
da ciò venne,
ancora non ascolta.

Per chi volesse approfondire segnalo anche http://www.regione.piemonte.it/parchi/ppweb/rivista/2007/166/terzascimmia.htm

FABRIZIO DE ANDRE'...ci lasciava 10 anni fa


Fabrizio Cristiano De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999) è
stato un cantautore e poeta italiano.

Nelle sue opere ha cantato prevalentemente storie di emarginati, ribelli, prostitute e persone spesso ai margini della società. Molti suoi testi sono considerati dei veri e propri componimenti poetici e, come tali, inseriti nella gran parte delle antologie scolastiche di letteratura.

« Se nelle regioni meridionali non ci fosse la criminalità organizzata, come mafia, 'ndrangheta e camorra, probabilmente la disoccupazione sarebbe molto più alta. »
Ecco l'ultima staffilata che, nell'agosto 1998, sollevò un'ondata di proteste e sdegno tra gli esponenti di quella classe politica e sociale che De André racchiudeva nel suo concetto di borghesia. Gli stessi che gridavano allo scandalo quando De André dedicava le sue strofe a prostitute, lestofanti e suicidi e che, alla sua morte, lo avrebbero osannato definendolo "Grande Poeta"[2].

venerdì 9 gennaio 2009

BAMBI - 1942 Una delle più grandi produzioni DISNEY


Continuo a prendere appunti qui sul blog, dei film che più mi hanno lasciato dentro un ricordo indelebile.
Quello di BAMBI, per esempio è un film che ho visto quando mia figlia, era molto piccola, forse meno di tre anni, e ricordo anche il suo pianto disperato, quando si è resa conto che Bambi, aveva perso la mamma.
Questo cartone compie quasi 60 anni, e non è per essere nostalgica, ma trovo che oggi è davvero difficile, produrre opere come questa.
Dedico questo video a mia figlia, so che ne sarà contenta, perchè sono sicura che ricorderà molto bene la scena che l'aveva maggiormente impressionata.

Bambi-Goodbye's the Saddest Word - Amazing videos are here

Un REGISTA e un FILM -« È solo quando la memoria viene filtrata dall'immaginazione, che i film arrivano realmente nel profondo dell'anima »

(Louis Malle)
Credo che i motivi che hanno spinto ognuno ad aprire un Blog, siano diversi come diverse sono sempre le persone, questo per dire che il mio intento quando mi sono decisa ad aprire un blog, era quello di avere uno spazio dove poter prendere appunti, visto che sto invecchiando e la memoria spesso mi abbandona.

Questo accade per esempio con ritagli di giornali che riguardano fatti eccezionali accaduti,dei film che non voglio perdere le tracce, se posso mi procuro il DVD, o così via...ecco, che il blog diventa qualcosa di più comodo per poter contenere menoria, occupando meno spazio.

Spero che la rete dopo averci abituati a questo, non chiuda i cancelli, e in seguito, quello che ora facciamo in maniera gratuita, possa in futuro essere a pagamento, a volte lo penso, e non è detto che non accada.

Ma fino a quando è possibile disporre di questo spazio, io lo voglio usare come un archivio, dove deporre quello che voglio nel tempo andare a rivedere.

Da tempo mi proponevo di fare un post, su un film, che ritengo uno degli ultimi che ho visto e che mi è rimasto davvero impresso nel cuore.

Si tratta di AU REVOIR LES ENFANTS, in italiano ARRIVEDERCI RAGAZZI, del regista Louis Malle.

Il film, tra l'altro è stato ispirato da un ricordo di scuola dello stesso regista.

Fra gli altri numerosi premi, è stato premiato con il Leone D'Oro alla 44esima Mostra del Cinema di Venezia.

La pellicola è ambientata in Francia, nel Collegio del Bambin Gesù di Fontainebleau, nel gennaio del 1944.


Julien Quentin viene mandato, con il fratello François, in un collegio di religiosi, all'epoca della Seconda Guerra Mondiale.Arrivato in quel colleggio trovò tutti i suoi compagni insopportabili. La sua vita cambia radicalmente quando conosce un suo coetaneo, Jean Bonnet. Julien lo vede come un rivale, che brilla a scuola, sa suonare il piano... osservandolo meglio nota che é un ragazzo molto misterioso: non riceve mai posta, parla poco, non si mescola mai con i compagni. Così Julien scopre il suo segreto: Jean Bonnet è in realtà Jean Kippelstein, un ebreo che ha trovato rifugio sotto mentite spoglie nel collegio, per sfuggire alle persecuzioni razziali. Presto l'ostilità di Julien si trasforma in curiosità, e poi in amicizia. Insieme scoprono di avere in comune tante cose, come l'amore per i libri di avventura, e instaurano un rapporto bellissimo. Tutto procede tranquillo finché Joseph, un ragazzo zoppo che lavorava come inserviente dai preti, dopo essere stato licenziato per i suoi continui furti, fa la spia ai nazisti rivelando la presenza di ebrei nascosti a Fontainebleu. Malgrado i mille sotterfugi inventati dai preti, i disperati tentativi di salvarli, Jean e gli altri, insieme al direttore del collegio, vengono portati via; per intraprendere un viaggio che si concluderà solo in un lager. Julien lo guarda allontanarsi e capisce che non lo rivedrà mai più.
Au Revoir Les Enfants, film pluripremiato e recentemente restaurato in versione dvd, è uno di quei rari racconti sull'amicizia e sulla vita umana.

giovedì 8 gennaio 2009

FRITTATE O GRATTACIELI...Proposta di ascolto RADIO 3


Quella che che qui vi propongo di ascoltare, è la 29/esima puntata, di una serie radiofonica, di 30 puntate dal titolo CASTELLI IN ARIA.
Io le ho ascoltate tutte, nel momento che venivano trasmesse, si tratta di puntate andate in onda nel 2007, ho scelto questa perchè chi legge ha la possibilità di fare una specie di test psicologico, collocandosi nella tipologia Frittata o Grattacielo, io mi sono divertita nell'ascolto.


MANI........



E' risaputo che le nostre mani sono depositarie di una simbologia , profonda.


A parte il discorso della Chirologia, che avrebbe la pretesa di poter leggere nelle linee della nostra mano il nostro destino (ci si può credere o meno ), la mano, o più precisamente le mani, sono la parte del corpo, che assieme all'organo della parola, meglio ci aiuta nella comunicazione di noi stessi, e della nostra creatività.


Le mani, entrano in gioco sempre: le usiamo per scrivere, per dipingere, per lavorare, per comunicare le nostre emozioni agli altri, per rendere meglio col gesticolare il nostro discorso, nei muti addirittura sostituiscono l'uso della parola.


Praticamente non c'è nessuna arte che non venga mediata dalle mani, pur non avendone in ciascuna lo stesso peso.


Senza pretesa di essere una poeta ho scritto tempo fa una mia riflessione poetica sulle mai



MANI

MANI CHE PREGANO

MANI CHE LAVORANO

CHE ACCAREZZANO

CHE CREANO

CHE DISTRUGGONO

CHE INVOCANO

MANI CHE SI CONGIUNGONO IN SEGNO DI PACE

MANI CHE SI INNALZANO AL CIELO PER RINGRAZIARE DIO

MANI CHE UCCIDONO

MANI CHE SI STRINGONO, PER RICONOSCERSI UGUALI

MANI INCROCIATE SUL CUORE ORMAI FERMO NELLA MORTE

E CHE RIPOSANO NELLA PACE DI UNA STRADA ORMAI GIUNTA ALLA META.

mercoledì 7 gennaio 2009

JAMES MORRISON e NELLY FURTADO



Quando la notte non riesco a doemire, e capita spesso, ascolto la radio, e in particolare il notturno di RAI Uno, che è davvero piacevole e ti accompagna per tutta la notte facendoti buona compagnia.
Stanotte ho ascoltato per la prima volta una canzone, di due interpreti che conoscevo poco, e che mi sono davvero piaciuti ve li propongo.
Uno è James Morrison, nome molto diffuso nella musica, ma in questo caso di tratta di un giovanissimo cantante, e Nelly Furtado una cantante canadese di origini portoghesi, una cantante che oltre che brava risulta essere anche una personalità affascinante.
Sono contenta quando scopro artisti così giovani che propongono buona musica, qui si tratta di giovanissimi, lui ha solo 24 anni, e Nelly 30.
Ecco il video, ho guardato il testo tradotto in italiano perchè io non conosco l'inglese il titolo in Italiano è CORDE SPEZZATE

lunedì 5 gennaio 2009

CONFLITTO ISRAELE-PALESTINA


Anche se oramai la notizia di questo conflitto non è una novità, non è possibile farsi scivolare addosso quello che sta avvenendo in questi giorni.

Voglio riportare qui di seguito una immagine e una notizia che risale al gennaio 2008, cioè un anno fa

CONTINUA LA FUGA DEI PALESTINESI DA GAZA IN EGITTO

26/01/2008, PALESTINA-ISRAELE. L’esercito egiziano sembra impotente a fermare il flusso, che si svolge ormai nei due sensi. Appello di Mubarak per il dialogo fra Hamas e Fatah. Egiziani e israeliani manifestano contro l’isolamento della Striscia di Gaza.

Gaza (AsiaNews/Agenzie) – Migliaia di palestinesi da Gaza continuano ad entrare in Egitto per rifornirsi di carburante e altri beni di prima necessità, dopo il blocco decretato da Israele 7 mesi fa. L’esercito egiziano ieri ha tentato di chiudere la falla al confine di Rafah, ma ben presto alcuni militanti di Hamas ne hanno aperto delle altre. Ormai vi sono anche centinaia di auto che viaggiano nei due sensi: egiziani che vanno a commerciare nella Striscia; palestinesi esuli che si ricongiungono ai loro familiari; famiglie che vanno a rifornirsi in Egitto; supermercati di Gaza che introducono nuove scorte per i loro scaffali.

e vediamo cosa sta succedendo ora

DIARIO DA GAZA: LA NOTTE DELL'INVASIONE
di Vittorio Arrigoni

Il Manifesto, 4 gennaio 2009

Mentre scrivo i carri armati israeliani sono entrati nella «Striscia». La giornata è iniziata allo stesso modo in cui è finita quella che l’ha preceduta, con la terra che continua a tremare sotto i nostri piedi, il cielo e il mare, senza sosta alcuna, a tremare sulle nostre teste, sui destini di un milione e mezzo di persone che sono passate dalla tragedia di un assedio, alla catastrofe di bombardamenti che fanno dei civili il loro bersaglio predestinato.

Il posto è avvolto dalle fiamme, cannonate dal mare e bombe dal cielo per tutta la mattina. Le stesse imbarcazioni di pescatori che scortavamo fino a quale giorno fa in alto mare, ben oltre le sei miglia imposte da Israele come assedio illegale criminoso, le vedo ora ridotte a tizzoni ardenti. Se i pompieri tentassero di domare l’incendio, finirebbero bersagliati dalle mitragliatrici degli F16, è già successo ieri. Dopo questa massiccia offensiva, finito il conteggio dei morti, se mai sarà possibile, si dovrà ricostruire una città sopra un deserto di macerie.

Livni dichiara al mondo che non esiste un’emergenza umanitaria a Gaza: evidentemente il negazionismo non va di moda solo dalle parti di Ahmadinejad. I palestinesi su una cosa sono d’accordo con la Livni, ex serial killer al soldo del Mossad, (come mi dice Joseph, autista di ambulanze): più beni alimentari stanno davvero filtrando all’interno della Striscia, semplicemente perché a dicembre non è passato pressoché nulla, oltre la cortina di filo spinato teso da Israele. Ma che senso realmente ha servire pane appena sfornato all’interno di un cimitero?

L'articolo continua, ma mi fermo su questa ultima frase, che da sola è in grado di mostrare la schizofrenia di cui soffre il mondo, e non solo il Medioriente!

1936 - TEMPI MODERNI

Questo post, mi è stato ispirato dal fatto che Chaplin, se ne è andato proprio una notte del 25 Dicembre 1977, e lo associo al fatto che ai tempi in cui ancora guardavo la TV, nel periodo natalizio quasi sempre trasmettevano uno dei suoi film, ora non so se lo fanno ancora.
Però c'è un'altro motivo che mi spinge a questo post, oggi pensando di fare un post, su questo grande artista (è considerato fra i più grandi del XX secolo), mi è venuto alla mente uno dei suoi più famosi film, un film che risale al 1936 dal titolo TEMPI MODERNI.

Ma c'è di più ad ispirarmi questo post, e sono alcune riflessioni, che faccio in questi ultimi tempi, dovute alla grande crisi in atto, che prevede per molte persone anche la perdita del posto di lavoro; altro che le proteste dei dipendenti Alitalia, che possono far sentire la loro voce al megafono dei media. In altri casi si tratta di notizie che nemmeno arrivano ai mezzi di comunicazione ufficiali.
Così il nostro amato Premier riesce ancora a recitare la sua parte, consigliando gli Italiani a continuare a consumare come se la crisi non ci fosse, così il mercato non si blocca... questo dice il nostro caro Cavaliere, solo che dimentica che quello a cui esorta lo può fare (sempre che sia consigliabile...) chi ancora ha delle entrate o le ha a sufficienza per poter essere ancora un buon consumatore in grado di alimentare la circolazione del denaro.
Ecco perché ho scelto, come film, per ricordare Chaplin, che secondo me è stato davvero un grande il film TEMPI MODERNI, che potrebbe essere benissimo cambiato in TEMPI ODIERNI, se non fosse che i costumi e la macchina del cinema erano quelli di un lontano 1936, vale a dire un film che ha compiuto i suoi 73 anni ed è ancora attuale.
Vi posto qui sotto uno stralcio preso dalla ricerca fatta sul film, in Wikipedia che ben richiama il momento attuale:

La recessione che attanaglia il paese, la chiusura delle fabbriche e la conseguente perdita del lavoro generano uno stato diffuso di povertà e scontento e stimolano il ricorso ad espedienti non sempre legali pur di sfamare la famiglia. Le merci delle imbarcazioni attraccate al porto sono un richiamo irresistibile per la giovane monella, che vuole contribuire a sfamare i ragazzini del quartiere e le sue sorelle più piccole, alle quali il padre disoccupato non può provvedere e erano orfane di madre. Quando lo sfortunato genitore perderà la vita colpito da un proiettile esploso durante una manifestazione di protesta dei disoccupati, la sua famiglia verrà disgregata con l'affidamento delle sorelle minori ad un istituto. Anche la monella vi sarebbe destinata, ella riesce però a sottrarsi al suo destino con la fuga.

Certo qui si tratta della sceneggiatura di un film, e tutto è portato al massimo effetto, ma conosco da vicino realtà che non sono molto lontane.

ed ecco allora un video con uno spezzone di film

IL DUENDE TEORIA E GIOCO


... IL DUENDE TEORIA E GIUOCO (1933)


... SIGNORE E SIGNORI,

Dall’anno 1918, in cui entrai nella Residencia de Estudiantes di Madrid, al 1928, quando la lasciai, terminati gli studi di filosofia e lettere, ho ascoltato in quel raffinato salone, dove accorreva per correggere la propria frivolezza da spiaggia francese la vecchia aristocrazia spagnola, circa un migliaio di conferenze.

Con voglia di aria e di sole, mi sono tanto annoiato che, all’andar via, mi sono sentito coperto da una lieve cenere quasi sul punto di trasformarsi in pepe d’irritazione.

No. Non vorrei che entrasse nella sala quel terribile moscone della noia che infilza tutte le teste con un tenue filo di sonno e mette negli occhi degli ascoltatori minuscoli gruppi di punte di spillo.

In parole povere, con il registro che nella mia voce poetica non ha bagliori di zoccoli, né svolte di cicuta, né pecore che d’un tratto sono coltelli di ironie, cercherò di darvi una semplice lezione sullo spirito occulto della dolorante Spagna.

Chi si trova nella pelle di toro che si estende tra il Júcar, il Guadalete, il Sil o il Pisuerga (non voglio citare le onde di criniera di leone che agita il Plata), sente dire con una certa frequenza: «Questo ha molto duende». Manuel Torres, grande artista del popolo andaluso, diceva a uno che cantava: «Hai voce, conosci gli stili, ma non ce la farai mai, perché non hai duende».

In tutta l’Andalusia, roccia di Jaén e conchiglia di Cadice, la gente parla costantemente del duende e lo scopre appena compare con istinto efficace. Il meraviglioso cantaor El Lebrijano, creatore della debla, diceva: «I giorni che canto con duende non conosco rivali»; un giorno La Malena, la vecchia ballerina gitana, sentendo suonare da Brailowsky un frammento di Bach esclamò: «Olé! Questo sì che ha duende!» e si annoiò con Gluck, con Brahms e con Darius Milhaud. E Manuel Torres, l’uomo di maggior cultura nel sangue che io abbia conosciuto, ascoltando dallo stesso Falla il suo Notturno del Generalife, pronunciò questa splendida frase: «Tutto ciò che ha suoni neri ha duende». Non c’è verità più grande.

Questi suoni neri sono il mistero, le radici che affondano nel limo che tutti noi conosciamo, che tutti ignoriamo, ma da dove proviene ciò che è sostanziale nell’arte. Suoni neri, disse il popolano spagnolo, e in ciò concordò con Goethe che, parlando di Paganini, ci fornisce la definizione del duende: «Potere misterioso che tutti sentono e che nessun filosofo spiega».

Così, dunque, il duende è un potere e non un agire, è un lottare e non un pensare. Ho sentito dire da un vecchio maestro di chitarra: «Il duende non sta nella gola; il duende sale interiormente dalla pianta dei piedi». Vale a dire, non è questione di facoltà, bensì di autentico stile vivo; ovvero di sangue; cioè, di antichissima cultura, di creazione in atto.

I brani riportati qui sopra, sono contenuti nel libro "IL DUENDE TEORIA E GIOCO" e il cui autore è Federico Garcia Lorca.

E mi fermo qui, nel proporre questo argomento, perché so che i post troppo lunghi non sempre vengono letti, ma per chi invece fosse interessato a questo argomento, segnalo il link dal quale ho tratto il mio post: http://www.antoniogramsci.com/garcia-lorca/prosa_ita.htm

Di questo argomento aggiungo di mio, che non è da sempre o diciamo da molto tempo, che ho scoperto questo argomento definito con questo nome, anche se ne conoscevo i suoi effetti.
Ma da quando ho trovato questa definizione, mi sono inoltrata in una ricerca che mi ha reso meglio l'idea, di quello che già sapevo al riguardo.
Chiudo il mio post con un video, che meglio delle parole, può rendere l'idea di cosa si può intendere con "DUENDE"
Fra i molti video a disposizione, ho scelto questo perché racchiude in un breve spazio una simbologia vastissima.
Il video inizia con la scena di cavalli, e termina con una scena dove i cavalli, sono protagonisti, la bella si allontana col suo bel cavaliere....