venerdì 14 febbraio 2014

Carlo Buti - Firenze Sogna



RENZI.....SARA'  PURE  UNO  STR.....MA  LA  SUA FIRENZE E'  BELLA!
ADESSO VEDREMO COSA SARANNO  CAPACI  DI  FARE  STI....DEL  PD CHE DI DEMOCRATICO  HA  SERBATO   BEN  POCO!  ASPETTIAMO  E  VEDIAMO  SE  IL  TOSCANACCIO....HA  QUALCOSA  DAVVERO  DI  BUONO  da proporre  PER  IL  SUO  PAESE!

CARLO BUTI - LO STORNELLO DEL MARINARO

UN OMAGGIO CONTEMPORANEO....ALLA MUSICA...ALLA NOSTALGIA....AI COLORI!


sabato 1 febbraio 2014

QUANTA SYNDERESIS.......CI VORREBBE!

Questo  post esprime molto bene alcune tematiche alla quale sono chiamata a rispondere in questo momento della mia vita....in più ambiti....ci metto poco del mio e molto di un contenuto e immagine che ho trovato sulla rete....ma l'idea verso questo strano termine che pochi conoscono, ma che nella realtà dei fatti sarebbe bene che fosse presente nella nostra vita il più possibile è mia. Ecco come si può spiegare cosa e la "Synderesis".

Cosa è la sinderesi o synderesis
Sinderesi (en: synderesis), anche nella variante sinteresi, è un termino diffusosi dal sec. XIV, deriva dal greco synderesis, termine composto da syn e tereo, verbo che significa vedere, osservare fissare lo sguardo quindi anche esame di sé.
La sinderesi è ragione naturale in quanto esprime la capace di intendere i principi primi in ordine all’operare. San Tommaso dice che è la legge del nostro intelletto, in quanto contiene i principi morali, la facoltà dell’anima, la “scintilla della coscienza”, in virtù della quale essa è in grado di conoscere immediatamente e con piena evidenza il bene morale da perseguire. Nel filone agostiniano, la sinderesi è riportata alla volontà anziché alla ragione pratica (San Bonaventura). In ogni caso è propriamente il giudizio della coscienza, la capacità naturale di conoscere il bene.
Secondo San Girolamo nella sua opera Commento ad Ezechiele (I,c.I) , sarebbe quella parte dell’anima diversamente chiamata coscienza. La sinderesi, cioè, permette all’uomo di avere autocoscienza, esame di sé, conoscenza innata del bene e del male, e quindi capacità di distinguere spontaneamente il bene dal male, capacità di dirigersi verso ciò che lo conserva, al bene che lo favorisce, conseguendo l’autoconservazione.
Secondo San Tommaso, la sinderesi esprime la tendenza innata dell’anima umana verso il bene e il suo rifiuto del male (Summa theologica1,1 q.94, art.1). Dalla sinderesi dipende quindi la capacità dell’uomo di desiderare il bene e di provare rimorso per il male compiuto.
Tutta la Scolastica deriva il significato di sinderesi, scintilla conscientiae, proprio dal pensiero tomista chiarendo che questa disposizione di parte dell’anima al bene avviene poiché quella parte non è stata macchiata dal peccato originale che di per sé infatti renderebbe impossibile a ogni uomo di aspirare al bene. In questo significato di tendenza attiva della coscienza al bene , ritroviamo l’uso del termine in Jacques Bénigne Bossuet (Digione 1627 – Parigi 1704) Trattato sulla conoscenza di Dio e di se stesso cap.1 par.7). Il termine è oggi non più usato nell’espressione filosofica.
Il termine fu molto usato nel pensiero morale della Scolastica, per indicare l’abito razionale dei primi principi pratici della morale, ossia la capacità dello spirito umano di conoscere immediatamente e con piena evidenza i primi principi dell’ordine morale. La sinderesi è, nel campo pratico, l’equivalente dei principi d’identità e di non contraddizione del campo teoretico. Si tratta di principi affermati necessariamente, anche da chi pretende negarli. Nessuno, infatti, può cancellare dallo spirito umano il principio fondamentale che bisogna fare il bene ed evitare il male (S. Th., I-II, q. 94, a. 6).
La sinderesi si distingue dalla legge naturale, perché la legge è un complesso di precetti in atto, mentre la sinderesi è l’inclinazione e la capacità di conoscere tali precetti. Per Filippo il Cancelliere e Bonaventura da Bagnoregio essa non riguardava l’intelletto ma la volontà, che inclinerebbe al bene morale. Alberto Magno la svincolò dalla volontà e la portò nel campo della ragion pratica. Come abito dei principi pratici, però, essa è troppo universale per valere nelle azioni concrete che riguardano oggetti particolari e la casistica particolare. È qui, nel campo pratico del conformarsi o meno alla coscienza, che hanno luogo i giudizi della coscienza, le scelte e le libere decisioni. Se la volontà sbaglia, la coscienza non sbaglia ma, qualora anche la coscienza sbagliasse, la sinderesi non potrebbe mai sbagliare.
Perché questo nome?
Questo blog raccoglie una serie di domande di tipo morale sui fatti che riempiono la nostra quotidianità. Gli avvenimenti possono essere letti e interpretati in vari modi e a vari livelli, quello che a noi interessa sono le domande di senso che le cose-che-accadono sollevano. Ci interessa sapere in che misura e come la nostra libera e consapevole responsabilità è chiamata in causa da ciò che accade.
In altri termini synderesis indica il chiedere e chiedersi cosa è il bene e il giusto rispetto alla realtà che ci circonda. È un domandare e un domandarsi che indica la cura del proprio sentire e del proprio capire, insieme al desiderio di capire la realtà.