
Il luogo dove appuntare, pensieri, musica e riflessioni per tenere compagnia alla nostra psiche.
Il libro comincia con un capitolo dal titolo PICCOLE GIOIE
"L'alta considerazione dell'attimo, la fretta, vista come ragione fondamentale della nostra vita, è indubbiamente il nemico più pericoloso della gioia. Con un sorriso venato di nostalgia leggiamo gli idilli e i viaggi sentimentali di epoche lontane.Quando mai ai nostri avi è mancato il tempo di fare qualcosa? Quando lessi l'egloga sull'ozio scritta da Friedrich Schlegel non potei trattenermi dal pensare: "quanto avresti sospirato se avessi dovuto lavorare come noi!".
Il fatto che, fin dalla prima infanzia, la fretta della vita moderna eserciti su di noi un influsso aggressivo e dannoso ci appare triste ma necessario. Purtroppo la frenesia della vita moderna si è ormai impossessata anche dei nostri momenti di tempo libero; godiamo delle cose in maniera nervosa e logorante come durante la nostra attività lavorativa. La parola d'ordine è; "il più possibile e il più presto possibile". Il risultato è un sempre maggiore divertimento e una sempre minor gioia.
Saltando un po' vado al punto, per la quale ho sentito il bisogno di andarmi a rileggere il libro in questi giorni:
"Nessuno conosce una ricetta universale per combattere questa situazione, nemmeno io. Voglio soltanto consigliarvi un vecchio rimedio personale, purtroppo assai antiquato: un piacere moderato è un piacere doppio. E ancora: non trascurate le piccole gioie!
Moderazione, In certi ambienti ci vuole coraggio per perdere la prima di uno spettacolo. In altri ci vuole coraggio per non conoscere una novità letteraria a qualche settimana dalla sua pubblicazione. Quasi ovunque veniamo rimproverati se non abbiamo ancora letto il giornale di oggi. Tuttavia conosco alcune persone che hanno trovato il coraggio di farlo e che non se ne sono pentite.
Ecco....mi fermo qui, perchè credo che basti ad illustrare il concetto di base di ciò che desideravo comunicare con questo post...poi so che qualcuno leggendo e trattandosi di Hermann Hesse, direbbe "Ma cosa vuole insegnarci quello lì, che era uno spinellomane!" ...lo lascio dire...avrà i suoi motivi per cercare questa giustificazione nella valutazione dell'autore, a me non tocca più di tanto...il buono lo prendo dove lo trovo...e quando lessi per la prima volta questo libro, oramai molto tempo fa...già mi ero formulata dentro i concetti che esprime anche Hesse, così me lo sono sentita vicino...e immaginiamo anche che lui, quello che dice nel capitolo di questo libro risale ad un'epoca un po' lontana da noi...nel frattempo la situazione è peggiorata ancora...ognuno si difenda come può, io già da molto lo sto facendo...
Grazie come al solito...quello della immagine è un acquerello di E. Hesse
PRIMAVERA
Coro armonioso
Di mille uccelli
tavolozza immensa
sfumata
di meravigliosi colori
Sei tu
PRIMAVERA
Regina fra le stagioni
superbo risveglio
di vita
e di
POESIA
Due post nella stessa giornata...capita a volte capita...ho cominciato con un post sulla musica e termino con un'autrice e un libro in particolare...l'autrice è CRISTINA CAMPO lo scrivo tutto maiuscolo chissà che la possa meglio pubblicizzare un po'...perchè sono quasi certa che non la conscono molto...e me ne dispiace...
Il libro che ho qui davanti a me è GLI IMPERDONABILI, oramai si può dire che lo conosco a memoria tanto mi piace e lo rileggo spesso.
Quello che trascrivo adesso lo prendo salla sovraccopertina del libro:
In una nota biografica che accompagnava un suo libro, Cristina Campo diceva di se stessa: "Ho scritto poco e mi piacerebbe avere scritto di meno". E il libro "Gli imperdonabili" raccoglie quasi tutta la sua scrittura...qualcuno ne sarà magari deluso...
Si dice di lei che appunto era una "imperdonabile", di lei Ceronetti dice: "Saluto una sapienza oggi fra le più strane" è forse venuto il tempo perchè i lettori si accorgano che in Italia, in mezzo a tanti promotori delle proprie mediocrità, è vissuta anche questa "trappista della perfezione".
Questo che scriverò adesso invece lo prendo all'interno del libro da un capitolo che porta il titolo "PARCO DEI CERVI":
-Maturità.Quell'attimo misterioso che nessun uomo raggiungerà prima del tempo se anche tutti i messaggeri del cielo scendessero ad aiutarlo. (e come questo sia vero!...io almeno non ho dubbi) Così nelle antiche storie il seguito delle apparizioni, tutte ugualmente eloquenti e inefficaci:la colomba, la volpe, la vecchia con la fascina di sterpi. Eppure dicono tutte la stessa cosa, ripetono e ribadiscono lo stesso avvertimento.Sarebbe facile intravedere sotto le penne, il rosso pelo o gli stracci, il lampo azzurro dell'abito della Moira....
Maturità: nè folgorazioni nè voci.Solo un precipitare improvviso, biologico vorrei dire:un punto che va toccato da tutti gli organi insieme perchè la verità possa farsi natura. Come destarsi una mattina e sapere una lingua nuova. E i segni, visti e rivisti diventano parole.
Maturità è districare continuamente dal mondo che da ogni parte sollecita e stringe (anche e soprattutto il mondo della bellezza), solo ciò che è nostro dalle origini, "quindi per destinazione".
E' una continua risposta al Tentatore sulla cima della montagna.
Le canzoni d'amore di san Giovanni della Croce. Se non avesse scritto quei tre immensi trattati per spiegarcene il senso, che ne avremmo pensato? La sua descrizione del letto di nozze "de cuevas de leones enlazado/de mil escudos de oro coronado". Così i narratori di fiabe ci descrivono le loro notti oscure, le loro salite al Carmelo. Solo i commentari essi tralasciano.Spetta a noi ricomporli.
Non so se qualcuno di chi legge riuscirà a gradire quanto me, quello che la Campo ha scritto...posso solo dire, che in questo libro ho trovato molta consolazione...ma si sa anche che ognuno si lascia toccare da letture diverse, lo stesso la musica e tutto il resto...ma un post a questa mia amata lo dovevo...anche se ne avevo già fatto uno con una sua poesia tempo fa.
Già da molto avevo il desiderio di dedicare un post al fiore che magicamente mi attrae ,direi quasi in assoluto rispetto agli altri che amo...e che nella mia storia personale mi riporta ad un intreccio di ricordi infantili e ad una parte della mia vita da adulta...anche se in modo molto diverso, sotto forma di una ricerca simbolica che da tempo mi accompagna.
La fiaba di Hermann Hesse dedicata a questo fiore...la conosco da molto tempo, e non conto più le volte che l'ho letta....ma ogni volta mi si ripropongono le stesse emozioni che ho provato leggendola la prima volta....una emozione di grande commozione e pace...non ho trovato su Internet la fiaba che io ho qui in un libro di Hesse sull'Amore, per cui ogni volta che mi preparavo per il post desistevo in quanto volendo proporre la fiaba devo trascriverla e non potevo fare il così comodo copia e incolla, ma anche questo casuale inconveniente è forse un segno che su questo argomento così delicato e profondo come quello che viene trattato nella fiaba...non è davvero possibile cercare scorciatoie, proprio come succede al protagonista della fiaba Anselmo.
Così mi vedo costretta a dover trascrivere senza comodità la fiaba...che per necessità dovrò comunque scegliere di esporla a partire da un certo punto e ad interromperla...sarebbe troppo lunga scriverla per esteso...ma cercherò di iniziarla nel punto che possa esrpimere la sua essenza di significato e lo stesso sarà nell'interromperla.
IRIS (Una fiaba)
Intanto venne un giorno in cui il signor Anselmo, ritornando da un viaggio solitario, ricevette un'accoglienza così fredda e opprimente dal suo appartamento di studioso che si precipitò dai suoi amici con l'intenzione di chiedere la mano della bella IRIS.
"IRIS" le disse "Non voglio più vivere così.Sei sempre stata la mia buona amica e devo dirti tutto.Devo avere una moglie, altrimenti la vita mi sembra vuota e senza senso. E chi dovrei desiderare in moglie se non te, caro fiore? Vuoi Iris? Avrai fiori quanti se ne possono trovare, avrai il più bello dei giardini.Vuoi venire da me?"
Iris lo guardò a lungo e tranquillamente negli occhi, non sorrise e non arrossì, e gli rispose con voce ferma:
"Anselmo, la tua domanda non mi stupisce.Io ti voglio bene, anche se non ho mai pensato di diventare tua moglie. Ma vedi, amico mio, io pretendo molto da colui che devo sposare.Pretendo più della maggior parte delle donne.
Tu mi hai offerto dei fiori e la tua intenzione era buona. Ma io posso vivere anche senza i fiori, e anche senza musica, potrei rinunciare a tutto questo e a molto altro ancora, se fosse necessario. Ma una cosa non posso e non vorrò mai rinunciare: non potrò mai vivere neanche per un giorno senza che la musica che ho nel cuore sia per me l'essenziale.
Se devo vivere con un uomo, bisogna che la sua musica interiore si accordi sottilmente con la mia, e bisogna che lui abbia un unico desiderio: che la sua musica sia pura e che si intrecci bene con la mia. Tu amico mio, ne saresti capace? Probabilmente non potresti accrescere la tua celebrità e conquistare altri onori, la tua casa sarebbe silenziosa, e le rughe che da parecchi anni vedo sulla tua fronte dovrebbero essere tutte cancellate.Ahimè, Anselmo, non sarà possibile.Vedi, tu sei fatto così: tu devi farti segnare la fronte da sempre nuove preoccupazioni, e quello che io penso e sono tu lo ami, certo, e lo trovi bello, ma per te come per i più è soltanto un delizioso giocattolo. Oh, ascoltami bene: tutto quello che per te è un giocattolo, per me è la vita stessa e dovrebbe esserlo anche per te, e tutto quello a cui tu dedichi fatiche e preoccupazioni, per me è un giocattolo e non merita che si viva per esso.- Io non cambierò più, Anselmo, perchè vivo secondo una legge che ho dentro. Ma tu sapresti cambiare? E dovresti cambiare completamente perchè io possa diventare tua moglie"
Anselmo tacque, colpito da una volontà che aveva creduto debole e giocosa. Tacque e schiacciò sbadatamente nella mano eccitata un fiore che aveva preso dal tavolo.
Allora Iris gli tolse dolcemente di mano il fiore-lui ne fu colpito al cuore come da un duro rimprovero-e a un tratto gli rivolse un sorriso luminoso e dolce, come se avesse insperatamente trovato una via d'uscita dall'oscurità.
"Ho un'idea " mormorò arrossendo. "La troverai bizzarr, ti sembrerà un capriccio.Ma non è un capriccio.Vuoi sentirla? E vuoi accettare che decida di te e di me?"
Senza comprenderla, Anselmo guardò la sua amica, pallido d'ansia. Il sorriso di lei lo convinse ad avere fiducia e ad assentire.
"Vorrei darti un compito" disse Iris ridiventando rapidamente seria. "Fallo è tuo diritto" si arrese l'amico.
"Dico sul serio" continuò lei "ed è l'ultima parola.Vuoi accettarla così come mi viene dall'anima senza discuterla, anche se dapprima non la capirai?" Anselmo, lo promise. E lei disse, mentre si alzava e gli dava la mano:
"Mi hai detto più di una volta che nel pronunciare il mio nome ti senti sempre richiamare a qualcosa di dimenticato che un tempo era stato per te importante e sacro. Questo è un segno, Anselmo, ed è ciò che ti ha attirato a me per tutti questi anni. Anch'io credo che nella tua anima tu abbia perduto e dimenticato qualcosa di importante e di sacro, qualcosa che deve ridestarsi prima che tu possa trovare la felicità e raggiungere ciò a cui sei destinato.- Addio, Anselmo! Ti dò la mano e ti chiedo: va' e cerca di ritrovare nella menoria quel qualcosa che il mio nome ti ricorda. Nel giorno in cui l'avrai ritrovato io sarò tua moglie, verrò con te dove vorrai e non avrò altri desideri se non i tuoi".
Mi interrompo qui...non vorrei scrivere così tanto...e poi...quelli che leggeranno il post, magari conoscono già questo scritto. Vedremo se dai commenti emergerà questo...se invece la fiaba è piaciuta e a qualcuno può interessare averne un'altro pezzetto...che mostra il finale...volentieri farò lo sforzo di battere ancora un po' sui tasti ...perchè non sono molto veloce e l'aver scritto quello che sopra vedete mi è costato un po' di santa pazienza!
Spero di non ricevere commenti che per questa fiaba proprio non potrei accettare...al caso li elimino...il sacro va' protetto!
Grazie
Per chi ama l'esibizione, non dovrebbe esserci la paura di non trovare pubblico...lo trovano tutti anche i cretini!