sabato 11 aprile 2009

Il flauto e il tappeto

Da tempo vado meditando di fare ancora un post su Cristina Campo, che tanto mi sta a cuore, ma al pensiero di copiare dal suo libro almeno una parte del capitolo che mi interessa mostrare rimando...per me è faticoso scrivewre, faccio tanti errori e mi stanco; ma oggi devo farlo, domani sarà Pasqua e lo scrivere questo post sarà una piccola offerta per la Festa di Cristo risorto.
Quello che scriverò lo prendo sempre dal suo (quasi unico...) libro Gli Imperdonabili, e precisamente dal capitolo dal titolo Il flauto e il tappeto, che tratta del destino.
-Alienati i peccatori, errarono fin dall'utero...la loro pervicacia è a similitudine del serpente, dell'aspide sorda e che si tura gli orecchi per non udire la voce dell'incantatore, di colui che ordisce sapienti incantagioni. (Salmo 57)

-E' un fuoco questo canto del flauto... Sono come morti coloro che non odono questo fuoco del flauto. (Jellaledin Rumi)

Questi due citazioni sono all'apertura del capitolo, io salto l'inizio e scrivo da un certo punto in poi, dove è possibile seguire un po' l'impostazione che la Campo dà a questo scritto:

Capitolo 6 - Il Maestro ti chiama....chiama per nome. (giovanni 2,28:10,)- Ognuno cerchi di comprendere il suo vero nome (sant'Antonio Abate)

-Certo, la voce del flauto è remota.E' quasi sempre quasi impercettibile.Terribilmente tramata alle mille voci del tempo, alle musiche discordemente streganti del concerto mondano.Come un suono percepito in sogno, come la voce dell'usignoletto minuscolo, il cui dardo di diamante farà tacere tutti i suoni del bosco, è il suo delicato lamento.

Chi trasasle a quell'esile trafittura conosce la contemplazione dell'udito.Ciò richiede una durezza affilata nell'ascesi dell'attenzione, perchè quel suono è di continuo travolto via, lacerato e disperso dal sibilo del percepibile e niente è più facile che crederlo una morgana dell'orecchio. Altri voci, altri flauti simulano continuamente quel fuoco che si è morti se non si ode, e senza dubbio i concerti spuri furono di rado più persuasivi di oggi.

Contraffazione di destini, orge di possibilità sono da ogni parte proposte e sollecitate, invito dopo invito, ammicco dopo ammicco: chi disse che non possa essere poeta e anche mondano, madre e sirena, prete e avventuriero? Perchè non tua quella terra incognita, quei costumi d'ignoto aroma, quella lingua, fontana,avventura:repentinamcieca, accessibile? Perchè Shanghai e non il Borneo, non le Antille? Perchè un totem, un demone, un nome? Una destinazione per tutta l'eternità?

Pasternak esorcizzò tutto questo in una quartina:

-Lascia dei vuoti nella vita...e mai non esitare a cancellare, interi blocchi, capitoli interi della tua esistenza e del tuo fato.

Insegnare all'aspide bambina a non sciogliere i suoi anelli se non al suono che ha su di lei potestà legittima, insegnarle a "non mangiare senza vera fame, non bere senza vera sete..." . Niente altro che un'educazione di questo genere vale la pena di ricevere e d'impartire.

Esiste per ciascun viandante un tema, una melodia che è sua e di nessun altro, che lo cerca fin dalla nascita e da prima di tutti i secoli, pars, hereditas mea. Come, dove discernerla?

Nella voce dei morti prima di tutto, i cui ossami, come lo zufoletto dell'ucciso, sembra talvolta di cantar sommessamente. Nei quattro tesori che i morti ci legano e per i quali non sembra molto gettare la propria vita se al di fuori di essi è un astro morto la vita: il paesaggio, il linguaggio, il mito,il rito. Al fuoco del flauto le quattro sfingi sorelle rialzano il capo del nostro sangue, cominciano a sussurrare nelle sabbie dei nostri pensieri come l'acqua profonda di una cisterna.Poi nei sogni e nei misteri, negli avvisi e negli inviti:la similitudine che torna attraverso gli anni, visitatrice assillante col cappuccio calato sugli occhi:bambini, quella sola e unica fiaba, angosciosamente deliziosa, chiesta e richiesta ai nonni, rappresentata nei giuochi, rivisitata nei sogni:la fiaba araldica della quale un'infanzia si fregia quasi riconoscendo in anticipo il suo blasone futuro, così che il bambino dal destino difficile, grave di dolorose metamorfosi, reclamerà sempre di nuovo il Brutto Anatroccolo, la bambina che attende una storia di diademi occulti, di glorie taciute non si sazierà della Guardiana d'oche (Addio Falada che pendi lassù, addio Regina che passi laggiù...)

Mi fermo qui, perchè la parte centrale e più importante secondo me è contenuta nel pezzo che io sono riuscita a trascrivere, come dire....abbiamo un presentimento del nostro destino, a volte è difficile accettarlo. Ma solo l'accettazione ci darà energia e coraggio per affrontarlo anche se abbiamo in serbo un destino difficile. Grazie



6 commenti:

Surrealina ha detto...

L'ho letto ma non sono in grado di articolare un pensiero logico ora su questo. E' troppo complesso amica mia. Troppo. Mancano poche ore alla Pasqua, forse posso farti il mio augurio adesso e il mio augurio è di una buona rinascita. Bacio.

Anonimo ha detto...

Che bel reagalo carissima Franca! La nostra amatissima Cristina Campo!
Auguri di tanta serenità per domani e a presto. Pinuccia

monteamaro ha detto...

E' dura commentare il tuo post, c'è da calarsi in un contesto di profonda
riflessione, su un tema ampio che include il Destino, la ricerca del Se e la capacità di saper "Ascoltare e Vedere", ciò che normalmente non vediamo nè udiamo, perchè i Segni e le Voci sono parte di un grande "Ordito" multicolore, in cui ci perdiamo come bambini confusi in un labirinto.

Per alcuni sono la sofferenza e il dolore, le condizioni che riescono a far "Vedere e Udire" quello che poi è il fine originario del Dio che ci ha pensati: L'Uomo e L'Eden indissolubilmente unica Tela del Creato.
Altri arrivano al Destino desiderato, per ricerca interiore e sensibilità nel sentirsi viaggiatori con un unica meta: Essere in pace con L'Universo.

Ma è meglio fermarsi, la Pasqua incombe.... dai rimadiamo!

Ti auguro che Gesù Risorto, ti trovi nella serenità, un abbraccio.

E naturalmente grazie per Cristina Campo.

Vania e Paolo ha detto...

Passerò a leggere... intanto auguri di una Srena Pasqua a te e a chi ami. Vania Paolo Valentina

Pino ha detto...

...abbiamo un presentimento del nostro (mio) destino.

Ahi me! ho una certa idea di come andrà a finire la mia storia personale, ma NON voglio ancora arrendermi anche se al momento mi sento un pò come il mio Lecce calcio ossia prossimo alla retrocessione dalla A alla B...
Serena Pasqua a te ai tuoi cari

Donnachenina blog ha detto...

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Franca