martedì 17 febbraio 2009

POST PER UN'AMICA


È stata allieva a Madrid di José Ortega y Gasset e di Xavier Zubiri. La sua formazione è influenzata sia dal tradizionalismo unamuniano che dall'europeismo orteghiano, con questa chiave di lettura si possono leggere i suoi testi i quali presentano una continua ricerca di equilibrio tra un razionalismo "europeo" e una rivitalizzazione della tradizone "spagnola", al fine di non perdere il lato più poetico dell'uomo, il suo essere nel mondo.
"Solo nella penombra, tra le ombre, annida la liberazione anche per il sole: la liberazione dal suo proprio regno che con il suo potere imprigiona anche lui."
L'articolo qui propsto è di Fabio Gabrielli
COME ACCOSTARSI AL MONDO EMOZIONALE DELL'ALTRO
Il cuore è il viscere più nobile perché porta con sé l'immagine di uno spazio, di un" dentro" oscuro, segreto e misterioso che, in alcune occasioni, si apre. M. Zambrano, "Verso un sapere dell'anima"
Le emozioni, pur nel complesso intreccio di elementi cognitivi e fisiologici, sono stati dell'anima, subitanei fin che vogliamo rispetto ai sentimenti, ma sempre espressivi della nostra interiorità e che, come tali, collimano con la vita stessa, ci accompagnano fin dal nostro primo stare al mondo.Le emozioni si configurano, dunque, come stati affettivi intensi, fondamentalmente transitori, ma specchio fedele della nostra parte più intima e, quindi, più fragile, vulnerabile. Esse emergono dal nostro" viscere più nobile", il cuore, del quale i segni somatici (il pianto, il riso, il pallore del volto o il rossore...) sono eloquenti ma parziali traduzioni esterne di un "dentro" nascosto, segreto, appunto intimo: stiamo parlando dell' "essenziale" della persona di fronte al quale dobbiamo accostarci con pudore, reverenza; insomma, con un cuore straordinariamente leggero. Il cuore diventa, allora, veramente il centro spirituale della persona, l'organo da cui germinano le dinamiche relazionali più genuine, l'espressione più alta di una comprensione umana integrale perché rispettosa, pudica nell'accostarsi agli altri mondi interiori, consapevole che lo spazio emotivo è distanza da accorciare con delicatezza e non da annullare. Giuseppe Colombero, con indubbia finezza psicologica, afferma che: "Alle emozioni ci si accosta sempre con rispetto, pulendosi le scarpe e in punta di piedi; esse rivelano come e quanto la persona sente ciò che narra e che cosa questo significa per lei. Sono le emozioni che permettono di comprendere l'esatto valore che il fatto descritto riveste per colui che lo descrive; esse rivelano in definitiva ciò che per la persona conta e ciò che non conta, ciò che la fa godere e ciò che la fa soffrire, i valori e i non valori che essa assegna alla sua vita". Se le emozioni germinano dal cuore...
Se le emozioni germinano dal cuore, dalla sua parte più segreta e se il termine segreto significa originariamente "cosa separata", quindi nascosta, preziosa, il pudore si configura, allora, come vero luogo dell'ascolto del mondo emozionale dell'altro. Pudore, infatti, è parola eticamente "sacrale", che rinvia ad una sospensione della parola di fronte all'emozione dell'altro, a un rispetto temporale, a una dilazione del nostro intervento, sia pure per consolare o per gioire insieme con sincerità; sovente, infatti, il nostro intervento è precipitoso, maldestro, rischia di affogare lo stato emotivo dell'altro nella nostra stessa ansia di compartecipazione, senza frapporre la "distanza giusta". Ecco cosa dice ancora Colombero: "L'empatia è proprio la capacità di "sentire con" ponendosi alla "distanza giusta": la distanza giusta è quella di chi compartecipa senza lasciarsi ingorgare e sommergere dalla emotività altrui, con il risultato di affondare entrambi". È qui che entra in gioco l'attenzione, intesa come impercettibile movimento del cuore che sa arrestarsi con pudore di fronte alle terre segrete, intime delle emozioni dell'altro; come dice Simone Weil l'attenzione è "uno sforzo negativo", un trattenerci con rispetto, letteralmente "un guardare indietro", un riguardare l'emozione che mi è comunicata stando in semplice ascolto delle sue vibrazioni più segrete, senza pretendere di esaurirla con la mia comprensione concettuale o emozionale. Pudore e attenzione divengono, allora, i luoghi autentici dove le diverse emozioni e i diversi sentimenti possono solo sfiorarsi, rispettando, quasi con una tensione mistica, quelle zone del "non detto" che l'anima vuole custodire nel suo fondo per conservarne intatta la purezza e l'irriducibilità.

4 commenti:

artemisia ha detto...

Ti ringrazio molto, Franca, per questo post bellissimo.
Io non la conoscevo.
Mi ricorda senz'altro Simone Weil per certi aspetti (l'attenzione) ma anche Levinas.
Senz'altro la leggerò.

Anonimo ha detto...

L'empatia ..... come ho scritto nel mio blog tempo fa, sono una volontaria ospedaliera e nei corsi D.R.A. (DIALOGO E RELAZIONE D'AIUTO) che fino ad ora ho seguito, molto si parla di empatia, la condizione ideale di porsi nei confronti di persone sofferenti nell'anima e nel corpo. Molto si parla anche di assertività .... altra condizione essenziale nell'interagire con gli altri. Non è facile nè essere empatici, nè essere assertivi perchè noi siamo il prodotto di modelli e la somma di errori educativi che si ripetono nel tempo e che tendiamo a trasmettere così come ci sono stati trasmessi. Questi corsi D.R.A. sono fantastici e aiutano non solo nei rapporti coi malati ma anche nei rapporti quotidiani .... dovrebbero essere estesi a tutti .... un esercizio del cuore e della mente che fa molto crescere.
Ciaooooooooooooo
Nadia

Anonimo ha detto...

Cara Franca,
Sono una volontaria AVO (ASSOCIAZIONE VOLONTARI OSPEDALIERI) ormai da 7 anni e opero presso l'ospedale clinicizzato di San Donato Milanese, al settimo piano (diabetologia, neurologia, chirurgia gastro-intestinale, di tutto un pò). Anche mio marito da gennaio è diventato volontario ospedaliero tirocinante nel reparto di oncologia e pneumatologia dello stesso ospedale. Le motivazioni della mia scelta sono ampiamente illustrate nel post intitolato "Omaggio all'AVO" - se scivoli in giù lo trovi accompagnato da un mio quadro in tema. Cara, se vuoi fare volontariato non hai che l'imbarazzo della scelta: oltre all'AVO, c'è ABIO (bambini in ospedale), c'è AIUTO ALLA VITA (Bambini fino a tre anni figli di ragazze madri, per lo più extracomunitarie, o di famiglie indigenti), qui abbiamo anche CUORE FRATELLO (Bambini cardiopatici africani che vengono fatti venire da noi per gli interventi chirurgici), poi se vogliamo pensare agli animali MONDO GATTO, DIAMOCI LA ZAMPA, ecc. ecc. ecc. Si, dipingo molto, ogni attimo del mio tempo libero e svolgo volontariato in una associazione culturale di pittori sandonatesi ... facciamo mostre, estemporanee ecc. ecc. Insomma, mi diverto.
Ciaooooooooooooooooooo
Nadia

Surrealina ha detto...

Franca, non mi sono mai occupata di volontariato in modo così impegnato come te e Nadia. Provo tanta ammirazione, davvero. Maria Zambrano ... una pensatrice di grande spessore che mi è tanto nota da avere avuto in passato la tentazione di appropriarmi del suo stesso nome. Credo che però tu l'abbia capito già da tempo ... E' un esempio per me. Credo davvero che empatia sia porsi alla "giusta distanza" e in quel senso lavoro tutti i giorni della mia vita ma non sempre ci riesco, almeno per adesso ... un abbraccio.
Su destra e sinistra non dico niente ... credo che abbia detto già tutto Gaber. ;)