domenica 22 febbraio 2009

NEL BOSCO

4 commenti:

Surrealina ha detto...

"Il chiaro del bosco è un centro nel quale non sempre è possibile entrare; lo si osserva dal limite e la comparsa di alcune impronte di animali non aiuta a comprendere tale passo. E' un altro regno che un'anima abita e custodisce. Qualche uccello richiama l'attenzione, invitando ad avanzare fin dove indica la sua voce. E le si dà ascolto. Poi non si incontra nulla, nulla che non sia un luogo intatto che sembra essersi aperto solo in quell'istante e che mai più si darà così. Non bisogna cercarlo. Non bisogna cercare. E' la lezione immediata dei chiari del bosco: non bisogna andare a cercarli, e nemmeno a cercare nulla da loro. Nulla di determinato, di prefigurato, di risaputo ...".
Maria Zambrano, Chiari del Bosco.
Scusami se non ho saputo resistere alla tentazione di ricordarne l'incipit.
Un abbraccio.

Surrealina ha detto...

« Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.
Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei. »
San Juan de la Cruz, Nada y Todo.

Anonimo ha detto...

"Noi non abbiamo il compito di risolvere il significato della vita, ma di realizzare il compito che ci è affidato e di operare, e così, mediante l'azione, aver ragione del mistero della vita" (Hauer cit. nel Hibbert Journal, aprile 1940).

In un commento al saggio introduttivo della Gita leggo che è tuttavia necessario che noi conosciamo il significato della vita prima di impegnarci nell'azione. In altri termini, non c'è asserzione di una devozione fanatica per ciò che è pratico, fino a svalutare la dignità del pensiero. La sua filosofia della pratica è un derivato della sua filosofia dello spirito. L'azione etica deriva dalla realizzazione metafisica.

Forse questo è il cammino interiore da percorrere, che mena alla città di Dio.

Ciaooooooooooooooooo
Nadia

Anonimo ha detto...

Cara Franca,
Non so se vale per tutti, ognuno di noi è un universo a sé, ma io mi rendo conto che certe mazzate che il destino mi ha sferrato sul capo facendomi tanto soffrire mi sono servite a limare tante asperità del mio essere, ad evitare di chiudermi troppo a cozza su me stessa in balia del mio lato oscuro, ad apprezzare di più le piccole cose che la vita mi ha finora elargito e che trovo siano veramente molto preziose.
Non so perchè ti dico questo, ma avevo voglia di comunicartelo.
Vabbé, stamattina mi sono fatta la tinta, però ogni volta che la faccio mi dico che è una bella schiavitù anche questa .... Chissà se avrò il coraggio di non farmela più un domani, in fondo quelle belle teste candide che a volte vedi per strada mi piacciono tanto.
Forse non sono ancora riuscita ad accettare completamente la fase invecchiamento.
Scusa se ti assillo. Buona settimana anche a te.
Ciaoooooooooooooooo
Nadia