lunedì 5 gennaio 2009

IL DUENDE TEORIA E GIOCO


... IL DUENDE TEORIA E GIUOCO (1933)


... SIGNORE E SIGNORI,

Dall’anno 1918, in cui entrai nella Residencia de Estudiantes di Madrid, al 1928, quando la lasciai, terminati gli studi di filosofia e lettere, ho ascoltato in quel raffinato salone, dove accorreva per correggere la propria frivolezza da spiaggia francese la vecchia aristocrazia spagnola, circa un migliaio di conferenze.

Con voglia di aria e di sole, mi sono tanto annoiato che, all’andar via, mi sono sentito coperto da una lieve cenere quasi sul punto di trasformarsi in pepe d’irritazione.

No. Non vorrei che entrasse nella sala quel terribile moscone della noia che infilza tutte le teste con un tenue filo di sonno e mette negli occhi degli ascoltatori minuscoli gruppi di punte di spillo.

In parole povere, con il registro che nella mia voce poetica non ha bagliori di zoccoli, né svolte di cicuta, né pecore che d’un tratto sono coltelli di ironie, cercherò di darvi una semplice lezione sullo spirito occulto della dolorante Spagna.

Chi si trova nella pelle di toro che si estende tra il Júcar, il Guadalete, il Sil o il Pisuerga (non voglio citare le onde di criniera di leone che agita il Plata), sente dire con una certa frequenza: «Questo ha molto duende». Manuel Torres, grande artista del popolo andaluso, diceva a uno che cantava: «Hai voce, conosci gli stili, ma non ce la farai mai, perché non hai duende».

In tutta l’Andalusia, roccia di Jaén e conchiglia di Cadice, la gente parla costantemente del duende e lo scopre appena compare con istinto efficace. Il meraviglioso cantaor El Lebrijano, creatore della debla, diceva: «I giorni che canto con duende non conosco rivali»; un giorno La Malena, la vecchia ballerina gitana, sentendo suonare da Brailowsky un frammento di Bach esclamò: «Olé! Questo sì che ha duende!» e si annoiò con Gluck, con Brahms e con Darius Milhaud. E Manuel Torres, l’uomo di maggior cultura nel sangue che io abbia conosciuto, ascoltando dallo stesso Falla il suo Notturno del Generalife, pronunciò questa splendida frase: «Tutto ciò che ha suoni neri ha duende». Non c’è verità più grande.

Questi suoni neri sono il mistero, le radici che affondano nel limo che tutti noi conosciamo, che tutti ignoriamo, ma da dove proviene ciò che è sostanziale nell’arte. Suoni neri, disse il popolano spagnolo, e in ciò concordò con Goethe che, parlando di Paganini, ci fornisce la definizione del duende: «Potere misterioso che tutti sentono e che nessun filosofo spiega».

Così, dunque, il duende è un potere e non un agire, è un lottare e non un pensare. Ho sentito dire da un vecchio maestro di chitarra: «Il duende non sta nella gola; il duende sale interiormente dalla pianta dei piedi». Vale a dire, non è questione di facoltà, bensì di autentico stile vivo; ovvero di sangue; cioè, di antichissima cultura, di creazione in atto.

I brani riportati qui sopra, sono contenuti nel libro "IL DUENDE TEORIA E GIOCO" e il cui autore è Federico Garcia Lorca.

E mi fermo qui, nel proporre questo argomento, perché so che i post troppo lunghi non sempre vengono letti, ma per chi invece fosse interessato a questo argomento, segnalo il link dal quale ho tratto il mio post: http://www.antoniogramsci.com/garcia-lorca/prosa_ita.htm

Di questo argomento aggiungo di mio, che non è da sempre o diciamo da molto tempo, che ho scoperto questo argomento definito con questo nome, anche se ne conoscevo i suoi effetti.
Ma da quando ho trovato questa definizione, mi sono inoltrata in una ricerca che mi ha reso meglio l'idea, di quello che già sapevo al riguardo.
Chiudo il mio post con un video, che meglio delle parole, può rendere l'idea di cosa si può intendere con "DUENDE"
Fra i molti video a disposizione, ho scelto questo perché racchiude in un breve spazio una simbologia vastissima.
Il video inizia con la scena di cavalli, e termina con una scena dove i cavalli, sono protagonisti, la bella si allontana col suo bel cavaliere....

2 commenti:

lasettimaonda ha detto...

Molto coinvolgente....Lorca.....ancora oggi fatico a sentire il celeberrimo Lamento per la Morte....mi mette i brividi e mi angoscia, mi fà sobbalzare, mi commuove.
Duende?
Puro, in colui il quale l'ha concepito, in uno stato di grazia e disperazione, che si infonde nell'anima di chi ascolta.
Un saluto.Syl

Daniele Passerini ha detto...

Finalmente penso di avere capito bene cosa è il duende degli spagnoli, e non mi sembra lontanissimo, come concetto, dal daimon degli antichi greci: molto più che talento, un'ispirazione profonda, un farsi canale di energie sovrumane che assumono forma di arte, che s'impossessano dell'artista e attraverso lui dello spettatore.

Devo dire che alla fine non sono nemmeno riuscito a badare alla simbologia del video, ero troppo ipnotizzato dalla potenza e dalla grazia insieme di quella performance... tutti incredibilmente bravi: il chitarrista, la voce maschile, la cantante e ballerina di flameco, il suo compagno di ballo... tutti da 10 e lode. Bellissimo video. Grazie!